Guinea, finisce l’incubo di Roberto Berardi: l’imprenditore è libero (Video)
È libero Roberto Berardi, l’imprenditore italiano detenuto da due anni e sei mesi in Guinea Equatoriale. Berardi è uscito dal carcere di Bata il 9 luglio, ma si apprende solo ora della sua liberazione dalla moglie, Rossella, e dal senatore del Pd Luigi Manconi, che ha seguito la vicenda nella sua veste di presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani di Palazzo Madama. «Abbiamo dovuto dare la notizia con ritardo perché è stato necessario osservare il silenzio stampa», hanno spiegato i due.
L’accusa e la detenzione nel carcere lager
Berardi, imprenditore edile, 50 anni di Latina, fu arrestato il 19 gennaio 2013 con l’accusa di truffa e appropriazione indebita. Era in affari con il figlio del presidente della Guinea, Teodoro Obaing Nguema Mbasogo. Dopo l’arresto arrivarono la condanna a 2 anni e 4 mesi. Per lungo tempo è stato tenuto in isolamento. Nel febbraio dello scorso anno riuscì a registrare un video in cui parlava delle condizioni inumane in cui era detenuto e in cui mostrava i segni delle torture cui era stato sottoposto, dalle percosse alle frustrate. Quel video fu diffuso in Italia dal Tg1.
La telefonata di Berardi con la moglie
«Temevo davvero che Roberto non uscisse vivo da quella prigione, si chiude per me e per i miei figli – ha spiegato la moglie Rossella – un periodo di sofferenza e angoscia, ma il primo pensiero è per Roberto e per le sue condizioni di salute. Al telefono è felice ma molto provato». È stato poi Manconi a ricordare che «questa storia si è protratta troppo, incredibilmente e immotivatamente, e se ora c’è un lieto fine il merito è dello stesso Berardi, che ha resistito ad abusi e sevizie». «Ma è anche merito della moglie Rossella e dei familiari che non si sono mai rassegnati e di coloro che si sono mobilitati a favore del nostro connazionale», ha aggiunto il presidente della Commissione diritti umani, rivolgendo un ringraziamento anche «alla serietà e alla professionalità del nostro ambasciatore, Samuela Isopi, del corrispondente consolare Massimo Spano e di tutta la macchina della Farnesina».