Gioielliere ucciso, i commercianti: «Sentinelle nei negozi di Roma»

16 Lug 2015 15:30 - di Redazione

Sentinelle nei negozi di Roma contro il dilagare della violenza. La goccia che ha fatto traboccare la rabbia dei romani è stata – neanche a dirlo – la rapina finita nel sangue ai danni del gioielliere nel quartiere Prati. La città e il quartiere sono ancora sotto choc . Di qui un’iniziativa: «Ho avanzato al prefetto Gabrielli l’idea delle “sentinelle”: dai bar ai ristoranti ai tabaccai, possiamo contare su circa 24.600 esercizi legati a Confcommercio localizzati tra Roma e provincia e ognuno di loro, su base volontaria, potrebbe diventare un utile presidio nelle attività di controllo del territorio», ha proposto il presidente di Confcommercio Roma, Rosario Cerra. «C’è stata una violenza inaudita in una zona centralissima di Roma, un imprenditore barbaramente ucciso mentre svolgeva il suo lavoro – dice Cerra – Confcommercio Roma ha segnalato più volte che la maggioranza dei commercianti capitolini nell’ultimo anno ha percepito un netto peggioramento dei livelli di sicurezza per la propria attività. Addirittura il 66,4% delle imprese ha visto aumentare i furti, seguiti dalle rapine, dai fenomeni di usura e dalle estorsioni, fenomeni spesso legati alla microcriminalità e che mostrano le falle di un sistema di sicurezza insufficiente per risorse e forze in campo. «Non ci può essere sviluppo economico e benessere sociale senza sicurezza: occorre ristabilire il patto di fiducia tra istituzioni e cittadini con l’auspicio che si faccia presto chiarezza su quanto accaduto».

Ricordiamo che il settantenne gioielliere, Nocchia, sposato, un figlio di 20 anni, penultimo di cinque fratelli, aveva già subìto tre rapine. In quella di due anni fa dietro al bancone c’era la sorella Rita. Il  barista di via Paolo Emilio, che ha scoperto il corpo dell’orafo – ancora non si capacita dell’accaduito. «Perché? Sono sconvolto, eravamo amici, mi ha visto crescere. Ma – aggiunge – era una persona scaltra, non avrebbe mai aperto a chi non conosceva». Anche Paolo Nocchia, fratello della vittima, ne è convinto: «Era diffidente dopo tutto quello che aveva passato». E la sorella Rita, in lacrime, scuote la testa: «Lo prenderanno? Spero di sì, ma tanto a che serve: quanto resterà dentro?».

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