Fiumicino terra di nessuno: ben 53 roghi in due anni. E tanto caos

31 Lug 2015 7:32 - di Redazione
Aerei Alitalia fermi all'aeroporto di Fiumicino per uno sciopero del personale viaggiante

Qui, a 4 chilometri in linea d’aria dalla Runaway 25, la pista di decollo trasversale alla costa, che si inciampa in un numero. Cinquantatré. Che non è un civico. Ma il numero di incendi, con quello di ieri, divampati dal 1° agosto 2013 lungo i 10 ettari del perimetro aeroportuale. Cinquantatré. Nell’arco di due anni, fanno più di due al mese. Diciannove nel periodo estivo, 34 in inverno e primavera. Quattro nella sola Coccia di Morto. Ne, addentrandosi lungo via del Pesce Luna, la faccenda sembra sorprendere nessuno. Perché da queste parti sembra abbiano perso anche la voglia di stupirsi. Quantomeno dal novembre di due anni fa quando al sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, venne comunicato che la spending review imposta dal Viminale ai vigili del Fuoco «imponeva» la chiusura del distaccamento locale.

Tagli e disorganizzazione: Fiumicino è un disastro

Evidentemente non importava e non ha importato fino a ieri un fico secco a nessuno che un comune di 213 chilometri quadrati (il doppio per estensione di quello di Firenze e maggiore persino di quello di Milano) con 80 mila abitanti, 24 chilometri di costa, 6 mila barche da diporto e uno scalo internazionale da 800 voli al giorno e 40 milioni di passeggeri l’anno non abbia una sola caserma dei pompieri fuori dalle reti di recinzione dell’aeroporto, dove è confinato il distaccamento addetto alla sicurezza dello scalo e degli aeromobili. Se servono, i vigili del fuoco devono arrivare da Cerveteri (39 chilometri). O da piazzale Ostiense, a Roma (40 chilometri). Più o meno 50 minuti di tempo. Abbastanza per trasformare un incidente in una catastrofe.

Pochi mezzi e tanta superficialità: ecco il caos Fiumicino

O un fuoco di sterpaglie e di materiali di risulta di una delle tante discariche abusive in un immane rogo alimentato dal vento di Ponente o di Libeccio. Già, Hic sunt leones, andrebbe scritto lungo viale Coccia di Morto. Perché qui sono le Colonne d’Ercole che separano la «porta dell’Italia sul Mondo», «l’Alitalia dai nuovi proprietari, le nuove livree e customer first», «il Paese del fare che si rialza», dal nulla cui è stato ostinatamente e cinicamente abbandonato ciò che li circonda. «Giovedì – racconta Montino – i due elicotteri di Protezione civile e Guardia forestale sono arrivati sull’incendio tra le 15 e le 15.30, quattro ore dopo l’allarme. I due Canadair alle 16, perché uno dei due era impegnato in un’emergenza a Latina», si legge su “La repubblica”.

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