È terremoto in Campidoglio dopo l’addio di Nieri. Nuovi guai per Marino

15 Lug 2015 10:48 - di Redazione

Il day after le dimissioni del vicesindaco di Roma, Luigi Nieri (Sel), è un giorno di tempesta per Ignazio Marino, sempre più assediato dalla morsa dell’inchiesta su MafiaCapitale. L’esponente di Sel ha ha lasciato il governo capitolino, messo alle strette dalle polemiche anche se non indagato, e  provocato un nuovo terremoto politico. Quelle di Nieri sono le seconde dimissioni eccellenti a Roma, nel giro di pochi giorni, dopo quelle del Segretario generale Liborio Iudicello.

L’addio di Nieri

«Il mio passo indietro, che nessuno mi ha chiesto di fare, ha alla base l’amore per Roma e la convinzione che l’amministrazione Marino vada difesa a tutti i costi. Proprio per queste ragioni – ha spiegato in una nota l’ormai ex vicesindaco – non posso più tollerare che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un’amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera». Pur non essendo indagato su Nieri pesano le intercettazioni che lo ritrarrebbero come uno degli interlocutori di Salvatore Buzzi, il ras delle coop rosse di MafiaCapitale. Il suo nome compare sia nell’indagine Mondo di Mezzo che in quella relativa alle occupazioni. Da sempre il compagno Nieri ha rapporti stretti con il variegato mondo di estrema sinistra che ruota intorno ai centri sociali e alle occupazioni.

Verso un maxirimpasto?

Marino è sempre più solo, se avesse un minimo di dignità – attaccano le opposizioni – dovrebbe lasciare e permettere ai romani di tornare al voto. Ma il sindaco, sorpreso e “dispiaciuto” dalle dimissioni del suo vice, non ci pensa proprio. Si apre così la difficilissima partita politica per un rimpasto a cascata. Nieri era stato scelto da Marino più in base ad un rapporto di fiducia che si era creato tra i due che non sulla base di bilancini politici e accordi con Sinistra Ecologia e Libertà. Ora al suo posto il primo cittadino, cercherà una figura forte e autorevole. Quasi certamente del Pd, magari un renziano per recuperare un pizzico di credibilità nel rapporto a dir poco difficile con i vertici del Pd.  Diversi i nomi che finiscono nella rosa dei papabili: dall’attuale commissario del Pd Roma Matteo Orfini al segretario dei democratici del Lazio Fabio Melilli fino a Walter Tocci. Orfini frena sulle indiscrezioni. «Non abbiamo mai iniziato a discutere di questo. Inizieremo a discuterne quando avremo la risposta dal ministro Alfano sullo scioglimento, per rispetto istituzionale. Se dirà che possiamo andare avanti inizieremo una discussione su come rilanciare l’azione del Comune».

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