Cottarelli insiste: “solo tagliando la spesa pubblica si torna a crescere”

17 Lug 2015 7:32 - di Redazione

Carlo Cottarelli ha appena pubblicato “La lista della spesa”, un saggio di circa 200 pagine nel quale racconta “la verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare” e che sta già raccogliendo un largo successo di pubblico nelle librerie. Se su Atene è attendista, su Roma appare ottimista. Al punto da aver criticato recentemente gli analisti del Fondo che hanno steso il rapporto sull’Italia.

In Grecia le politiche di austerità del passato stavano avendo effetto sulla ripresa

«Per esperienza – racconta a “L’Espresso” – avendo partecipato come Fondomonetario a tante negoziazioni di programmi, capita spesso che fino all’ultimo momento sembra non si riesca a raggiungere un compromesso. Non si tratta di vedere chi ha vinto e chi ha perso. È necessario ora capire se l’accordo consenta alla Grecia di restare nell’euro e soprattutto se riesce a garantire un tasso di crescita positivo perché questo è il vero problema del Paese. Quando si dice che le politiche di austerità del passato non hanno funzionato si sbaglia. Stavano avendo effetto sulla ripresa. Il problema è che nell’ultimo anno si sono fatti passi indietro, tra vecchio governo, incertezze politiche e nuovo governo si sono disfatte cose che cominciavano a far girare l’economia».

Italia e Grecia non paragonabili, secondo Cottarelli

«Credo che fare confronti tra Italia e Grecia sia un po’ difficile, si lavora più che altro sul sentito dire. Certo il problema esiste, anche se da noi qualche passo avanti è stato fatto.Tra il 2007 e il 2014 si è passati da 7 a 14 miliardi recuperati dal Fisco italiano. Nel 2015 le cose stanno andando meno bene, ripetere l’exploit dell’anno scorso sarà difficile». Una battaglia senza speranza? «Mi sembra una questione difficile da cambiare, direi culturale, nei Paesi nordici l’evasione è più bassa. Sono stato tré giorni fa in Germania e ho preso la metropolitana: si paga il biglietto si fa la vidimazione, ma non ci sono i controlli. In Italia c’è un senso civico poco sviluppato per cui esiste un’ampia evasione: dovrebbero insegnare nelle scuole che bisogna pagare le tasse. Non piace a nessuno, non sono mai “belle” da pagare, ma è necessario farlo».

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