Celentano contro Pisapia: «Hai sgozzato un altro pezzo di via Gluck»
Celentano contro Pisapia: per il Molleggiato il sindaco «ha sgozzato un altro pezzo di via Gluck». Il cantante è furioso con il primo cittadino di Milano per lo «scempio» – così lo ha definito sul suo blog ufficiale – decisio e perpetrato dall’amministrazione cittadina e tradotto nell’«abbattimento di 573 alberi, per la maggior parte secolari», sacrificati per la costruzione di una nuova linea della metropolitana.
Celentano furioso con Pisapia
Un’invettiva dura che non fa sconti all’“amico Giuliano”, in altre recenti occasioni elogiato sullo stesso blog da Celentano. Addirittura definito “rock” per aver «aggiustato la Darsena di Milano». A più riprese incitato a rimanere in sella: almeno fino a quando non ha osato oltraggiare il verde cittadino, ignorando istituzionalmente la protesta dei residenti e l’importanza di una causa metropolitana ed ecologista sostenuta dal “molleggiato” – quella intestata a contrastare l’avvio dei lavori preliminari per la M4 in via Lorenteggio e in viale Argonne, che includono anche l’abbattimento di alcune centinaia di alberi – e rispetto alla quale il sindaco Pisapia ha ritenuto di dover procedere con quello che l’artista non ha esitato a definire uno «scempio». Una discesa in campo digitale a difesa del poco verde ancora immune alla scure edilizia – da Celentano notoriamente simboleggiato in musica dalla via Gluck di un tempo – arrivata dopo l’ennesima protesta dei cittadini, che nei giorni scorsi hanno addirittura tentato di bloccare il cantiere, formare finanche un uro umano per dire no. Un danno all’ambiente, quello denucniato da Celentano an co, il cui effetto collaterale è l’impietosa discesa del primo cittadino di Milano negli inferi del j’accuse del “molleggiato” che, nel breve spazio di un post, in poche righe taglienti come lama affilata, ha fatto a pezzi l’immagine del sindaco, da lui stesso difeso in più circostanze.
Tra le righe del j’accuse
E allora, l’accesa recriminazione postata in Rete da Adriano Celentano comincia come uno dei tanti sermoni polemici o ironici, tipici delle sue invettive mediatiche, e prosegue – in linea con il suo stile sardonico da telepredicatore in prestito al web – con i toni dell’incredulità mista allo sfottò che, se da un lato vuole assolvere, dall’altro infierisce ulteriormente. Per esempio, sostenendo che «caro Giuliano, nonostante sia tua la responsabilità di questo furioso attacco alla bellezza, stento a credere che nel tuo animo lo consideri giusto». Tanto che, riassumendo delusione e risentimento, Celentano punta direttamente il dito contro l’amministrazione Pisapia e il mestiere del politico – scrive – (nonostante l’avvento del bel Francesco e i suoi giusti moniti contro chi distrugge il Pianeta), sceso così vergognosamente in basso». Talmente tanto che – suppone fantasiosamente Adriano – «qualcuno ti deve aver tradito, raggirato, facendoti cadere in un vortice di menzogne che, essendo malauguratamente politiche, sono proprio le più pericolose». Insomma, più che un post, quello di Celentano, è quasi una lettera aperta vergata a caratteri di fuoco e indirizzata al sindaco che, stavolta, non riscuote il plauso del milanese doc per eccellenza. Anzi…