Berlusconi: “Tsipras la peggiore sinistra, un mix di ideologia e di demagogia”

2 Lug 2015 7:59 - di Redazione

“Non c’è dubbio, il governo greco ha enormi responsabilità in questa situazione. Tsipras rappresenta la sinistra peggiore, un mix di ideologia e di demagogia anticapitalista dagli effetti disastrosi. Ma come siamo giunti a questo? Perché i greci hanno eletto Tsipras? E perché tanti spagnoli votano Podemos, tanti italiani Grillo, tanti francesi Marine Le Pen? Perché questa Europa sta facendo fallire il sogno europeo”, lo scrive Silvio Berlusconi su “Il Giornale”.

“Tsipras anticapitalista e disastroso, ma quanti errori da Bruxelles”, scrive Berlusconi

“Stiamo perdendo una grande occasione, dissolvendo il grande sogno di Schuman, di De Gasperi, di Adenauer. Il sogno nel quale è cresciuta la mia generazione. L’Europa di fronte alla crisi si è rivelata clamorosamente inadeguata. Invece di offrire una speranza per la ripresa, per lo sviluppo, si è limitata a riproporre regole stupidamente rigide, che hanno peggiorato le difficoltà delle economie più fragili. Alla Grecia l’Europa ha chiesto, giustamente, di effettuare riforme strutturali, necessarie per quanto dolorose, ma al tempo stesso le ha negato l’ossigeno per farle. Il governo Samaras, un governo responsabile, filo-europeo, guidato da Nuova Democrazia, un partito che appartiene come Forza Italia al PPE, è stato travolto proprio da questo paradosso che ne ha rallentato l’azione riformatrice. E così si è aperta strada a Tsipras”.

Berlusconi si chiede “a chi conviene perdere oggi la Grecia?”

Dal punto di vista della Realpolitik non ha molto senso utilizzare, per gli Stati, la categoria dell’egoismo: la politica internazionale, infatti, si basa per larga parte sulla legittima tutela di interessi nazionali. E è proprio ragionando in termini di interesse che mi domando: a chi conviene perdere oggi la Grecia, domani magari la Spagna, dopodomani l’Ungheria, l’Italia o il Portogallo? A nessuno. Credo invece che si debba porre con forza il problema di ridiscutere a fondo, radicalmente, le regole di convivenza in Europa. Non per smantellare l’Europa, ma per consentirle di andare avanti.

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