Addio Mi-To-Ge: oggi Il triangolo industriale è Milano, Trento e Bologna

24 Lug 2015 9:31 - di Redazione
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Milano, Bologna e Trento: sono queste le capitali dell’innovazione, con Torino e Firenze nelle posizioni immediatamente successive. Lo sostiene Camilla Gaiaschi, 35 anni, dottoranda in sociologia alla Statale di Milano, in uno studio pubblicato da qualche settimana dalla fondazione Feltrinelli. «C’è una forte correlazione tra il tasso migratorio, dato dal saldo tra arrivi e partenze m rapporto alla popolazione residente, e la presenza sul territorio di aziende innovative». Dunque anche i dati italiani, sia pure con una indagine meno strutturata, confermano quanto osservato negli Stati Uniti da Enrico Moretti, economista di Berkeley e consulente di Obama.

Il triangolo industriale degli anni ’70 si è spostato più a Est

L’investimento pubblico in infrastnitture e ricerca ha avuto un ruolo fondamentale in questo movimento: «Bologna è un po’ la nostra Berlino», spiega la ricercatrice. MusixMatch, Spreaker, Locai Job, sono alcune tra le start up più interessanti nate qui, oltre a una delle aziende storiche del digitale italiano, Buongiorno, portata in borsa e poi venduta ai giapponesi di Ntt Docomo. Uguale impegno pubblico, questa volta nella formazione, sta dietro la crescita di Trento, che vanta un tasso di produzione scientifica e di residenti con titoli di post-dottorato tra i più alti in Europa.

Al Nord i brevetti sono 107 per milione di abitanti contro gli 11 del Meridione

Milano in termini assoluti rimane tuttavia la città più attrattiva. Imponente la migrazione da Sud a Nord: nei 15 anni tra il ’98 e il 2013 si sono spostate 1,3 milioni di persone, oltre un terzo dei 3,3 milioni dell’esodo che si verificó nel dopoguerra, tra ’55 e ’70. Molto diverso il tipo di migranti: «Per un terzo sono laureati, e per la metà donne. La migrazione femminile, che negli anni ’60 era ancillare rispetto agli uomini, oggi è autonoma».

Piemonte e Lombardia guidano la spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al PIL

«La geografia dei nuovi lavori» non si ferma qui. Racconta Gaiaschi a “La Stampa”: «Nel 2013 Brescia – roccaforte dell’immigrazione – è stata la seconda città lombarda dopo Cremona per maggiore perdita di residenti stranieri». Cambiano anche le destinazioni dei nostri connazionali, che se ne vanno soprattutto «perché il Paese non premia il merito»: non più solo Europa e New York, ma anche Dubai e Shanghai. Infine, si assiste a un limitato fenomeno di controesodo, dalla città alla campagna: giovani agricoltori che fanno innovazione di prodotto, con il biologico, e di servizi, con accoglienza ed enogastronomia.

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