Strage di Charleston, l’assassino voleva scatenare una guerra razziale

19 Giu 2015 14:28 - di Fortunata Cerri

Voleva scatenare una guerra razziale. Dylann Roof, il ragazzo di 21 anni accusato di avere assassinato nove afroamericani in una chiesa di Charleston, nella Carolina del Sud, ha confessato la strage. Secondo il governatore della Carolina l’assassino della Emmanuel African Methodist Episcopal Church dovrebbe ora  essere condannato alla pena di morte.

Strage di Charleston, Roof progettava l’attacco da sei mesi

Roof progettava un clamoroso attacco da almeno sei mesi. Lo riporta – secondo la Abc – un ragazzo suo compagno di stanza per circa un anno. Secondo il racconto del compagno di stanza, si trattava di una sorta di tragedia annunciata. «L’ho visto l’ultima volta la scorsa settimana», racconta Dalton Tyler che ha conosciuto Dylann nella sua città, Lexington, sempre nella South Carolina. «Era tutto preso da questioni come la segregazione razziale e diceva che voleva iniziare un guerra civile. Disse – prosegue Tyler – che avrebbe fatto qualcosa di clamoroso e che poi si sarebbe ammazzato». Tyler avrebbe anche confermato che la pistola di Dylann era un regalo, da parte di uno dei genitori o di un parente.

Spunta un video shock

E sul massacro spunta anche un minivideo shock. Una delle nove vittime afroamericane della chiesa di Charleston, Tywanza Sanders, ha infatti postato uno scatto realizzato con lo smartphone durante l’incontro di preghiera con il pastore Clementa Pinckney, poco prima che avvenisse la strage. Nell’immagine, condivisa sul social media Snapchat, si vede seduto attorno al tavolo con gli altri anche il killer Dylann Roof. Sanders era un aspirante rapper. Tra le sue canzoni una dal titolo What’s Wrong Withe Being Black?, cosa c’è di sbagliato ad essere nero?

Sventola la bandiera confederata, rabbia per non averla messa a mezz’asta

Rabbia e proteste per la bandiera confederata che – invece di essere messa a mezz’asta come quelle federale e statale – ha continuato a sventolare sulla sede del Parlamento e del governo della South Carolina, nella capitale Columbia. Questo nonostante la strage di Charleston. Una immagine definita “un insulto” per le vittime, le loro famiglie e la comunità dei neri. La bandiera confederata, adottata nel 1861 dagli Stati del sud che volevano la secessione (tra cui la South Carolina), è vista dagli afroamericani – e non solo – come un simbolo della schiavitù e della supremazia dei bianchi dopo la guerra civile. Per molti è invece un simbolo per onorare tutti coloro che lottarono e morirono nella guerra civile contro i “nordisti”.

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