Il Sinodo apre ai divorziati risposati. Sui gay “rispetto, ma niente pressioni”

23 Giu 2015 15:32 - di Livia De Santis

Il Sinodo sulla famiglia che si terrà il prossimo ottobre in Vaticano parte con la volontà di tentare un’apertura nei confronti dei «fedeli divorziati risposati civilmente che si trovano in situazione di convivenza irreversibile». Su questo punto “c’è un comune accordo”, afferma l’Instrumentum laboris, il documento preparatorio per le riunioni di ottobre, pubblicato e presentato in Vaticano e che fotografa lo stato del dibattito su tutti i temi sensibili. Un documento che mette tutto sul tappeto, manifesta una certa prudenza nel proporre soluzioni, vuole probabilmente arrivare alle assise senza spaccature, per consentire al confronto di svilupparsi, e, eventualmente, al Papa di prendere decisioni.

Sinodo e risposati: le ipotesi in campo

Per esempio, il “comune accordo”, spiega il documento circa i divorziati, riguarda la «ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo». Ma subito dopo cominciano le differenze: c’è chi suggerisce un «percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite» e chiede alla nuova coppia «la decisione di vivere in continenza»; e ci sono “altri” che, «per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero». Dopo un «giudizio onesto sulla propria condizione» dell’interessato, e una “valutazione” del sacerdote, questi potrebbe «maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione». Aprendo probabilmente alla concessione dei sacramenti. La questione dei divorziati risposati torna negli articoli dell’IL che riguardano la cosiddetta “via orientale” praticata dagli ortodossi nell’ammettere alle seconde nozze, un altro punto in cui il documento cerca un equilibrio da una parte considerando la proposta ma dall’altra confermando che si tratta di una via che non mette «in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità del matrimonio».

Il Sinodo prudente sui gay

Per l’altro tema sensibile e materia di dibattito acceso già nel Sinodo del 2014, e cioè le unioni omosessuali, l’IL è ancora più prudente, non andando molto più in là dell’affermazione del “rispetto” e “attenzione pastorale” dovuti «alle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone». E poi ancora: «È del tutto inaccettabile che i pastori della Chiesa subiscano pressioni in questa materia e gli organismi internazionali condizionino aiuti finanziari ai paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso». L’intero documento che nella parte sulle sfide delle famiglie – sfide sociali, di povertà, ecologiche, delle migrazioni – riecheggia la recente enciclica “Laudato si” va letto nella cornice dell’invito a considerare la “realtà” concreta che vivono le famiglie del mondo, a guardarle «con lo sguardo misericordioso di Gesù», ricordando che «la misericordia non toglie nulla alla verità». Il prossimo Sinodo, che si terrà dal 4 al 25 ottobre ed è intitolato “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, manterrà quindi un rapporto con il Giubileo della misericordia indetto dal Papa, che si concluderà nel 2016. I temi trattati sono ampi e recepiscono le sollecitazioni delle Chiese di tutto il mondo, del Nord e del Sud, dei ricchi e dei poveri. Alcuni articoli poi riecheggiano le riflessioni con cui il Papa, nelle udienze generali del mercoledì dedicate alla famiglia, sta accompagnando verso il sinodo. Tra questi il ruolo degli anziani, dei nonni, delle donne, le preoccupazioni dei giovani, il desiderio di figli, l’affido e l’adozione, la cura da usare verso i piccoli quando le coppie si separano, il contributo delle famiglie alle economie e al welfare.

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