Sequestro Moro, ricostruito l’agguato in 3D: non andò come dicono le Br

11 Giu 2015 13:17 - di Giulia Melodia

Sequestro Moro, le cose non andarono come i Br hanno fin qui sostenuto. Secondo quanto ricostruito per la prima volta con slide in 3D, sulla base dei dati delle autopsie, delle perizie balistiche e della collocazione dei bossoli sul terreno, la dinamica dell’agguato smentisce in gran parte le dichiarazioni rese dai brigatisti di quel giorno e la versione dei fatti fin qui accreditata.

Sequestro Moro, la “nuova” dinamica dell’agguato

E allora, in base alle nuove acquisizioni, lo schema dell’accerchiamento e dell’azione terroristica sarebbe questo: quattro killer che sparano sulle auto in via Fani; colpi singoli e mirati scaricati subito sulla 130 ancora in movimento per evitare di uccidere Moro e colpire invece in maniera mirata gli uomini in macchina con lui; raffiche sulle altre auto per colpire gli uomini della scorta. Poi la mattanza e gli stessi killer che si spostano (tutti o in parte) da una dislocazione di fuoco sulla sinistra del corteo delle auto alla destra delle stesso per uccidere con 17 colpi Iozzino, l’unico uscito dall’auto per reagire, e infliggere dei colpi di grazia scaricati su uomini già morti e che hanno come conseguenza, per il rinculo delle armi, anche i colpi che si infilano sulla sinistra fin dentro le abitazioni. Tutto questo, ricostruito con slide in 3D sulla base dei dati delle autopsie, delle perizie balistiche e della collocazione dei bossoli sul terreno, va a ricomporre la dinamica del 16 marzo 1978 smentendo in gran parte le stesse affermazioni dei brigatisti che sostengono di aver sparato solo dal lato sinistro del corteo di auto. I riscontri incrociati sui dati disponibili parlano infatti di 7 tiratori sul lato sinistro, e non quattro come sostenuto prima dal memoriale Morucci che ha «stabilizzato» la versione delle Br per via Fani, ed ora proposto nelle analisi per la Commissione Moro.

 

I dubbi, le contraddizioni, le smentite

Audizione lunghissima stanotte per la commissione Moro che ha visto illustrare due relazioni frutto di una complessa serie di accertamenti fatti dalla Polizia scientifica e dai tecnici per conto della Commissione utilizzando le più moderne tecniche di ricostruzione della scena del crimine. La prima relazione, di Laura Tintisona, ha “smontato” molte delle contraddizioni e degli elementi di dubbio avanzati da alcuni libri negli ultimi mesi, chiarendo anche che le due auto presenti in prossimità del corteo di Moro, cioè una Mini Clubman e una Mini Cooper, erano intestate e in uso a persone che hanno dichiarato di non aver mai avuto rapporti con i servizi segreti. Chiarito anche l’orario di arrivo di una Alfasud che trasportava il Dottor Spinella a via Fani e interrogato anche il “signore con il cappotto color cammello”, Bruno Barbaro, tra i primi a soccorrere gli uomini della scorta, che ha confermato le precedenti testimonianze. Su ognuno dei soggetti sono state fatti accertamenti approfonditi sia su possibili legami, anche economici o imprenditoriali, con strutture dei servizi segreti, sia sulla loro attività e sulla “logica” della loro presenza in via Fani quella mattina. Altro passaggio importante quello delle armi usate. Sono state recuperate la pistola Smith&Wesson e la pistola mitragliatrice Fna 43, il caricatore caduto a Fiore in via Fani e altri reperti trovati in terra, tutti i bossoli e parte dei proiettili. Mancano i proiettili rinvenuti sul corpo del maresciallo Leonardi, due rinvenuti nell’Alfetta di scorta, i proiettili rinvenuti nella 130 e nella Mini. In sede di perizia è stato trovato, in un pannello di una delle auto, un proiettile. La perizia afferma anche che non sono state rilevate particolarità sui bossoli di via Fani.

I quattro tiratori

La relazione di Federico Boffi ha riguardato la ricostruzione in 3D. L’incrocio degli elementi indica che le macchine furono colpite in movimento; che non ci fu un vero e proprio tamponamento e del tentativi di “svincolamento” in retromarcia, come affermano i Br, ma solo dei sobbalzi della macchina che si andò ad appoggiare alla 128 delle Br e che le anomalie nei colpi sparati sul Maresciallo Leonardi sono spiegabili con il fatto che si era girato rispetto al punto di fuoco per cercare di sottrarre ai colpi il Presidente Moro. Confermato che un secondo Fna sparò 49 colpi, ma l’arma ancora non è stata ritrovata. Miguel Gotor (Pd) ha fatto notare che i 4 tiratori rappresentano la versione minima data dalle Br fin dall’inizio (poi smentita dalle successive acquisizioni) che cozza con il racconto sciorinato nella memoria Br in cui si parla di un fucile inceppato, di gente che se la faceva sotto, di pistole inefficienti, cambi di caricatore ecc. Stesse perplessità da parte di Gero Grassi. La commissione trasmetterà alla magistratura l’insieme dei documenti e la ricostruzione in 3D illustrata ai commissari.

Commenti

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  • Alessio 23 Ottobre 2019

    “La prima relazione, di Laura Tintisona, ha “smontato” molte delle contraddizioni e degli elementi di dubbio avanzati da alcuni libri negli ultimi mesi, chiarendo anche che le due auto presenti in prossimità del corteo di Moro, cioè una Mini Clubman e una Mini Cooper, erano intestate e in uso a persone che hanno dichiarato di non aver mai avuto rapporti con i servizi segreti”: la mini clubman non era intestata a “persone” ma ad una società. In ogni caso la dichiarazione di una persona coinvolta non smonta proprio nulla. Il depistaggio continua.
    Troppe persone dei servizi in Via Fani quel giorno, a partire dal colonnello ed i due elementi sulla moto Honda.