«Rifondiamo la destra italiana»: al convegno di Roma inizia il cammino
«Bisogna individuare un persorso e giungere all’incrocio giusto, imboccare la strada per raggruppare tutte le anime della destra». È Pasquale Viespoli a dare il via al seminario “Nuova, Vera, Unita: un progetto per la destra italiana”. L’obiettivo è quello di lanciare un appello e un patto a tutti coloro che hanno a cuore il progetto di una nuova casa comune. «Viviamo l’epoca dell’esasperazione della politica» ha aggiunto Viespoli. «Noi dobbiamo mettere subito in chiaro un elemento: qui non c’è reducismo, la nostra non è un’operazione che serve a qualcuno per riproporsi».
Ad organizzare l’incontro ben 24 sigle della destra, riunite attorno alla piattaforma web forumdestra.it (Asi, Azione Popolare, Centro Studi La Contea, Comitati Tricolore, Fondazione “Italiani per l’Italia”, Istituto “Nova Civitas”, Lista Musumeci, Mezzogiorno Nazionale, Nazione Sovrana, Nuova Alleanza, Nuove Frontiere, Nuove Prospettive, Prima l’Italia, Pronti per il Sud, Rotta Futura, Scuola Politica, Secolo Trentino, Valore Comune).
La destra e i valori non negoziabili
«Non dobbiamo e non possiamo rassegnarci», ha detto a sua volta Roberto Menia, «a vedere una destra così divisa e fuori dal gioco. Esiste una tradizione della destra politica italiana che non può rimanere fuori dal gioco perché è stata ed è fondamentale con i suoi progetti, con le sue idee e con i suoi valori». E proprio su questo tasto insiste Francesco Biava: «Sovranità, identità e interessa nazionale possono costitiuire il nostro comun denominatore, perché sono valori non negoziabili. Nel panorama attuale manca la destra, quella destra che ha nel suo dna la ricetta giusta per affrontare la crisi. Se non cambia realmentre il sistema fiscale e non si mette l’imprenditore nelle condizioni di poter operare, non si realizza né crescita né lavoro».
Il ruolo della Fondazione An
«La Fondazione Alleanza nazionale», ha detto Franco Mugnai, «non può che guardare con estrema attenzione a quello che succede e resta uno snodo fondamentale per qualsiasi progetto che si ponga come obiettivo finale la riproposizione di un soggetto politico di destra». Ed è con assoluto rispetto, ha aggiunto il presidente della Fondazione An, «che la Fondazione stessa si ritiene dal punto di vista storico e politico la custode gelosa di tutti i valori della destra».
Il dinamismo sul territorio
Per Ruggero Razza «l’importante è comunque mettere radici nel territorio. La Fondazione An può avere un ruolo fondamentale in questa fase di transizione e diventare uno strumento dinamico». Molto articolato l’intervento di Isabella Rauti: «Questo percorso è stato avviato qualche mese fa. Ora c’è il nostro manifesto e chi vi aderisce ci consentirà di fare quella politica che negli anni è stata smarrita. Nostro compito è rimettere al primo posto l’Italia e gli italiani, la lotta all’immigrazione, i valori in difesa della persona». Ha poi preso la parola Gennaro Malgieri: «L’elaborazione del lutto è avvenuta con tanti convegni e tante iniziative. In più, la marcia politica di Fratelli d’Italia sta acquisendo consensi tali da far ben sperare un mondo che vuole riproporsi. Dobbiamo lasciare fuori le idiosincrasie e fare del nuovo fusionismo».
La proposta di Gianni Alemanno
Una nuovo progetto, comune e identitario «per non restare schiacciati nell’abbraccio tra Berlusconi e Salvini». È la proposta di Gianni Alemanno a margine del seminario che ha come “punto di riferimento” la Fondazione Alleanza Nazionale, che si riunirà in assemblea il prossimo 3 ottobre. «Il patrimonio della Fondazione deve servire per fare politica, non certo per fare un museo, a partire dalle sedi sparse in tutta Italia», ha spiegato Alemanno ricordando come la Fondazione sia stata creata, in parallelo allo scioglimento di An, proprio «come scialuppa di salvataggio» per la destra. E con Fratelli d’Italia visto come “interlocutore principale” anche perché, spiega Mario Landolfi, se finora «ha avuto il merito di tenere viva una presenza oggi rischia di morire di contiguità» rispetto alla Lega di Salvini. «Vanno evitati autoreferenzialità e reducismo, serve una destra con una cultura nazionale».
L’importanza del movimentismo
«Dobbiamo ripartire dai territori», ha detto Silvano Moffa, «serve un nuovo movimentismo che nasca fuori dal Parlamento, buono per una fase costituente. La nostra presenza qui è un impegno politico e morale. Penso che un’etica della responsabilità sia recuperabile»
«Sono per la strategia dell’azzeramento e del percorso federativo», ha puntualizzato Domenico Nania, «vogliamo essere un pilastro ma vorrei sottolineare l’importanza di proporre temi forti e partire dalla crisi della democrazia per rimettere in piedi la politica». Per Carmelo Briguglio, «la destra può essere costruita o per accrescimento o per distinzione». Salvatore Tatarella sottolinea che «non bisogna tenere mummificato il patrimonio di Alleanza nazionale e occorre costruire un nuovo partito».