Pugni chiusi e “Bella ciao”: questi sarebbero i professori “super partes”?

9 Giu 2015 10:21 - di Guglielmo Federici

L’accoglienza della folla di insegnanti al premier Renzi fuori dalla sede del Nazareno, dov’era in corso la direzione del Pd, non lascia adito a  fraintendimenti: «Vergona non ti votiamo più. A casa a casa». Messaggio chiaro. Non convincono le promesse di modifica al ddl scuola. Poi, sono quegli stessi insegnanti a intonare il “Bella ciao’”, accompagnato da pugni chiusi e slogan veterocomunisti. Sarebbero questi gli insegnanti “super partes” che contestano nel merito i provvedimenti pasticciati del ddl o si tratta delle solite rivendicazioni ideologiche valide per tutte le stagioni?

Professori e slogan veterocomunisti

Cominciamo a vederci poco chiaro nelle intenzioni e nelle proteste del corpo insegnante. I docenti presenti davanti al Nazareno hanno minacciato un presidio permanente in via delle Sant’Andrea delle Fratte ed anche davanti al Senato dove la riforma sta per essere votata. Tra gli slogan, “Contro la scuola della dirigenza ora e sempre resistenza”. Resistenza a cosa?  Le cose devono essere chiarite: le proteste degli insegnanti in queste settimane sono state giuste e calibrate su una pseuroriforma fatta in fretta e furia e che lascia molto a desiderare in ogni singolo aspetto, da quello meritocratico a quello organizzativo, fino alla situazione non chiara dei precari. Quella dei prof è stata una “barricata” valida proprio perché, per una volta tanto, al di sopra degli ideologismi e delle rendite di posizione in passato rivendicate. La prova del nove della bontà dei rilievi fatti dagli insegnanti è stata la trasversalità tra i partiti sul ddl scuola e la trasversalità di insegnanti, studenti, genitori nel merito delle questioni sollevate. Se, poi, dovessimo scoprire che le questioni sollevate si riducono ai pugni chiusi e a “Bella ciao”, allora dovremmo cambiare opinione: perché la “buona scuola” non è quella di Renzi, ma nemmeno quella contraddistinata dal marchio di una sinistra che nella scuola ha fatto il bello e il cattivo tempo, condizionando orientamenti  programmi e veicolando un visione manichea della società.

 

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