Nuova campagna in Iran contro Barbie: «Più pericolosa delle bombe»
«Ci sono bombe nude e bionde a Teheran». Titola così un sito integralista iraniano per sferrare un attacco – non nuovo del resto nella Repubblica islamica – alle bambole Barbie, popolari anche tra le bambine iraniane, ma anche a un filmato di animazione doppiato in farsi di cui sono protagoniste. In entrambi i casi si tratta, si legge infatti sul sito Tribune -e Mostazafin (“La tribuna dei poveri”) di un pericolo per la Repubblica islamica in quanto le Barbie vi diffondono «uno stile di vita occidentale», incarnato nell’immagine stessa della bambola, priva di hijab (il cui concetto indica non solo il velo sui capelli ma anche uno stile di abbigliamento modesto, ndr) e spesso rappresentata in compagnia dell’altro sesso. Inoltre, informa ancora il sito, da qualche tempo insieme alla bambole compare sugli scaffali dei negozi anche un filmato di animazione doppiato in farsi, i cui contenuti hanno che fare con «la nudità, il ballo, l’amore e i rapporti con l’altro sesso». Non è chiaro, evidenzia interrogativamente il sito, chi abbia autorizzato il video, venduto per circa 40 mila rial e in quale studio sia stato doppiato in persiano.
Dal 1996 la Barbie è vietata la vendita in Iran
Contro la Barbie della statunitense Mattel si erano schierati i settori più tradizionalisti dell’establishment iraniano già nel 1996 e nel dicembre del 2011 la polizia ne aveva vietato la vendita, ma evidentemente il bando non ha funzionato del tutto. Del resto, secondo dati forniti dal’agenzia iraniana Fars, quello iraniano per i giocattoli è un mercato da 100 milioni di dollari l’anno, di cui un 50% sviluppato dal contrabbando (a livello pro-capite comunque resta debole, con una media di tre dollari per abitante a fronte dei 34 del «resto del mondo»). Bandi e anatemi periodicamente colpiscono i piu’ disparati simboli dell’Occidente: dai telefonini ai manichini, da San Valentino a Batman, dai Simpson alle carte da gioco.