Fecero il saluto romano in ricordo di Sergio Ramelli: tutti assolti
“Assolti”. Il gup di Milano, Donatella Banci Buonamici ha assolto con formula piena perché il fatto non sussiste Marco Clemente e Matteo Ardolino, i due esponenti di CasaPound, che erano stati accusati di apologia di fascismo per aver fatto il saluto romano nell’aprile del 2014 durante la commemorazione dello studente Sergio Ramelli e di Enrico Pedenovi, assassinati negli anni ’70 a Milano, e di Carlo Borsani, ucciso il 29 aprile 1945. Il pm Piero Basilone aveva chiesto tre mesi di reclusione e una sanzione da 206 euro perché i due esponenti di CasaPound avevano chiesto il rito abbreviato. Mercoledì l’udienza davanti al gip e l’assoluzione. Per gli altri otto imputati, tra cui l’ex consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Roberta Capotosti, il cantante Federico “Skoll” Goglio e militanti di Forza Nuova e CasaPound, che non hanno scelto il rito abbreviato, il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio, ma il gup accogliendo la richiesta dei legali li ha prosciolti. «È una sentenza importante – ha detto al termine dell’udienza Marco Clemente – la nostra assoluzione farà giurisprudenza. Vedremo adesso quello che succederà».
L’accusa: violata la legge Scelba
Durante l’udienza si è costituito parte civile l’Anpi, che in passato aveva denunciato l’episodio. Tutti gli imputati erano accusati di aver violato la legge Scelba del 1952, che punisce l’apologia del fascismo, per aver compiuto durante la commemorazione “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista” come “la “chiamata del presente”.
La Russa: il saluto romano non è reato
Nel corso dell’udienza preliminare, il deputato di FdI ed ex ministro Ignazio La Russa, avvocato penalista e legale di Capotosti aveva depositato un memoriale nel quale spiegava il rito del “Presente”: «È di origine militare e la sua paternità di certo non appartiene al regime fascista: per la sua suggestiva significatività è da sempre officiato in ogni parte del mondo nelle più varie cerimonie ufficiali di commemorazione dei caduti». Ora ha commentato positivamente la decisione del giudice. «La decisione presa da un magistrato libero da pregiudizi ci aiuta a rimarginare una ferita aperta da 40 anni, dall’uccisione di Ramelli – ha spiegato il deputato di FdI – Il gup ha accolto le nostre argomentazioni perché siamo convinti che non è stato commesso alcun reato e non c’era la volontà di fare propaganda. Ora la figura di Ramelli deve essere riconsegnata alla comunità nazionale e non solo a una parte del Paese e deve essere impedito che diventi simbolo di estremismo».