Diabolik approda in tv grazie a Ferretti: ecco come sarà l’eroe noir dei fumetti
Lavora al ritorno di Diabolik, il personaggio storico dei fumetti amato da intere generazioni. E lo fa anche se in Italia «i registi di cinema non mi chiamano più, hanno paura che io voglia ricostruire tutto, solo perché non amo utilizzare i soliti posti visti mille volte nei film. Non che mi lamenti, così ho potuto girare il mondo, ma qualche volta stare a casa mia non mi dispiacerebbe». L’ha detto con una nota di bonaria ironia Dante Ferretti, lo scenografo tre volte premio Oscar, nell’incontro con i giornalisti nel giardino di palazzo Farnese, poche ore prima di ricevere dalla Stampa estera in Italia il Globo d’oro alla carriera. «I premi alla carriera li accolgo bene purché non siano intesi come omaggi a una percorso concluso. Anche perché io ringiovanisco come Benjamin Button, ora mi sento circa otto anni», ha sottolineato Ferretti, classe 1943. L’energia, in effetti, non gli manca: è reduce dalla fine delle riprese di Silence, il suo nono film con Martin Scorsese, per cui ha ricreato scenari del Giappone del XVII secolo a Taiwan, ed ha già pronto l’enorme modello per le scenografie di Diabolik la serie tv prodotta da Cattleya con Sky Italia, Bskyb, SkyDE, sul geniale ladro senza scrupoli nato nei fumetti delle sorelle Giussani. Tutta Cinecittà, «dal backlot alla direzione, verrà utilizzata per costruire una città bifronte, la parte più vecchia dietro e davanti quella più moderna, anni ’60, epoca in cui le storie sono ambientate».
Sarà un Diabolik veramente “diabolico”
Sarà «un Diabolik diabolico – ha aggiunto – Ho creato, rispettando l’immaginario dei fumetti, un enorme modello in quattro mesi, mentre lavoravo contemporaneamente a Cinderella». A fine 2015 partiranno la preparazione e le costruzioni, «per iniziare a girare a fine 2016-inizio 2017. Ci saranno quattro registi, fra i quali anche un italiano, ancora da scegliere. La sceneggiatura è stata concepita sulla base della mia scenografia, per capire come fare muovere i personaggi». Ferretti ha confessato che prima del progetto non conosceva Diabolik, «sarà perché preferivo le storie di cowboy, come Tex e al cinema i western… però stavo sempre dalla parte degli indiani». Nella sua carriera, prima del capitolo internazionale, ha lavorato con maestri come Pasolini, Fellini, Comencini, Cavani, Ferreri, Pietrangeli, Bellocchio, Scola, Zeffirelli, ma lo scenografo ama anche cineasti italiani delle ultime generazioni. Fra tutti, soprattutto Tornatore, Martone, Garrone, Sorrentino, e anche Munzi che ha appena vinto nove David. «E sono felice che con loro ci siano molti scenografi che sono stati miei assistenti di grande talento, come Dimitri Capuano o Luca Trachino, che lavora molto anche all’estero».