Caschi blu e prostituzione, l’Onu promette “tolleranza zero” ma è l’ennesimo scandalo

12 Giu 2015 19:15 - di Giovanni Trotta
Caschi blu dell'Onu

L’Onu promette tolleranza zero contro lo sfruttamento della prostituzione e gli abusi sessuali compiuti dai caschi blu. Quelli di cui si parla nel rapporto shock dell’Oios – i servizi di investigazione interna del Palazzo di Vetro – secondo cui alcuni peacekeeper schierati in diversi Paesi del mondo avrebbero preteso in modo abituale prestazioni sessuali in cambio di cibo, denaro, vestiti, telefonini, profumi. Anche ad Haiti all’indomani del terribile terremoto. Il sottosegretario generale per il Field Support delle Nazioni Unite, Atul Khare, ha affermato che «questo rapporto aggiunge un altro punto di vista sull’attuazione della politica di tolleranza zero del segretario generale sullo sfruttamento della prostituzione e sugli abusi sessuali, dove sono stati compiuti progressi ma su cui esistono ancora sfide da affrontare». Khare ha poi precisato che molti punti contenuti nel dossier Oios sono già stati delineati nel rapporto del 2014 del team di esperti del segretario generale su quattro missioni di peacekeeping con raccomandazioni concrete. «Rimangono delle sfide ma non dobbiamo perdere di vista i risultati ottenuti grazie agli sforzi dell’Onu e dei Paesi membri – ha continuato – che hanno contribuito al trend in calo delle accuse contro il personale delle Nazioni Unite». Nel dossier Oios si afferma che le missioni dove sono stati commessi i maggiori abusi sono quelle in Congo, Liberia, Haiti e Sud Sudan.

I caschi blu dell’Onu avrebbero subordinato gli aiuti a prestazioni sessuali

Secondo le fonti, caschi blu dell’Onu hanno praticato sesso a pagamento con più di 225 donne di Haiti costrette a prostituirsi per mancanza di cibo e medicinali ed hanno commesso abusi sessuali su minori: emerge da un rapporto interno delle Nazioni Unite ottenuto dall’Ap, secondo cui lo sfruttamento sessuale nell’ambito di queste missioni è ancora notevolmente sottovalutato. Il documento anticipato dall’agenzia è stato realizzato dall’Office of Internal Oversight Services, l’organismo che ha il compito di indagare sulle attività interne dell’Onu, e verrà pubblicato questo mese. Il testo indaga su come le missioni di peacekeeping, che contano 125mila persone in alcune delle aree più problematiche del mondo, gestiscono il persistente problema dell’abuso e dello sfruttamento sessuale. Il rapporto indica tra l’altro che circa un terzo dei presunti casi di abusi sessuali coinvolgono minori di 18 anni e che l’assistenza a queste persone mostra gravi lacune. L’anno scorso, riporta il documento, gli inquirenti hanno intervistato 231 persone in Haiti che hanno avuto rapporti sessuali con caschi blu: tra i motivi che spingono a prostituirsi le donne di zone rurali hanno spesso citato “necessità” come la fame, la mancanza di medicinali e di articoli per la casa. Spesso in cambio di prestazioni sessuali vengono offerti telefoni cellulari, computer portatili e profumo, oltre al denaro. Altri scandali per i caschi blu si erano avuti nei Balcani e in altri teatri di guerra.

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