Bob Dylan ha illuminato Roma. Che per una sera ha dimenticato Marino

30 Giu 2015 11:38 - di Franco Bianchini

Ha reso più bella la Capitale con la sua voce. Più roca e graffiante che mai. Ha dato lustro a un luogo storico, cosa che non capita mai a Ignazio Marino. Ha omaggiato il pubblico con  il cappellone a larghe falde, dietro lo sfondo magnificente di quelle che furono le antiche Terme di Caracalla. Bob Dylan ha fatto tappa a Roma, le ha ridato una serata di ossigeno: ad attenderlo quasi quattromila fan. Il menestrello del rock, senza concedersi spazi per salutare o interagire con il pubblico, ha spaziato per oltre due ore – compresa una pausa di venti minuti tra “il primo e il secondo tempo” – tra i classici della sua carriera, rivisti in chiave country-blues, con incursioni nel jazz e nello swing, in quella che si conferma la sua continua e costante ricerca creativa.

Bob Dylan illumina le rovine con i suoi brani storici

Il via al live, mentre gli ultimi sprazzi di luce illuminano ancora le antiche rovine, lo dà Things have changed, diventata ormai una sorta di canzone manifesto con la quale Dylan è solito da qualche anno aprire i suoi concerti. Le cose sono cambiate, ricorda a tutti il 74enne cantautore americano che scalda piano piano la voce, quella sì inconfondibile marchio di fabbrica. Non è un concerto celebrativo, si capisce subito, le canzoni anche le più note vengono trasformate, trasfigurate. Gli anni ’60 fanno qualche fugace apparizione (c’è She belong to me), ci sono i settanta con Tangled up in blue e Simple twist of fate, ma a farla da padrone c’è sopratutto il repertorio degli ultimi dieci anni. C’è spazio anche per Frank Sinatra, che Dylan ha voluto omaggiare con l’ultimo suo disco: i due set si concludono entrambi con emozionanti versioni di pezzi di The Voice. Il primo è Full moon and empty arms, il secondo Autumn leaves. Per i bis l’artista sceglie Blowin’ in the wind e Love sick. Il tutto impreziosito qua e là dagli archi e dall’armonica che lo stesso Dylan suona alternandola al pianoforte. Venti in tutto i pezzi in scaletta tra gli applausi del pubblico che sul finale si è reso protagonista di un po’ di caos per la voglia di vedere più da vicino il loro beniamino.

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