A 82 anni uccide il figlio vittima della droga: decenni di violenze e terrore

9 Giu 2015 9:22 - di Roberto Mariotti

Ha passato decenni ad affrontare i guai dei figli tossicodipendenti: furti in casa, rapine, spaccio, minacce, liti e violenze fisiche e psicologiche. Alla fine, quando il maggiore dei due, Italo di 48 anni, ha dato in escandescenze per l’ennesima volta, papà Leonardo Buongiorno, parrucchiere in pensione, non ce l’ha più fatta. E ha reagito, forse per difendersi, colpendolo con una sola coltellata al fianco. A 82 anni uccide il figlio, la notizia esplode.

A 82 anni uccide il figlio: non ce la faceva più

La tragedia a None, in provincia di Torino, dove l’anziano e la sua famiglia sono molte conosciute. Prima di essere arrestato dai carabinieri, che hanno trovato l’arma del delitto nel lavandino della cucina, l’anziano è scappato e ha tentato di uccidersi. I cugini l’hanno trovato non lontano da casa, mentre cercava di collegare un tubo di gomma allo scarico della sua Fiat Punto. «Non ce la faceva più a sopportarlo, ma la colpa è di mio fratello – dice Sergio, 44 anni, anche lui ex tossicodipendente accorso dai genitori subito dopo l’omicidio -: ci ha rovinati. A causa sua ho iniziato ad assumere droghe quando avevo solo 11 anni». Da giorni il fratello, che viveva accanto ai genitori, in un appartamento che dà sullo stesso cortile di via San Rocco, era fuori di sé. «Gridava come un matto – spiega – era impossibile parlargli: ci ho provato e mi ha colpito in faccia con una mela. Quando ho visto il cadavere in casa ho pensato che si fosse ucciso da solo».

La fidanzata dell’uomo stroncata dall’Aids

La vittima, come suo fratello Sergio, era seguito dal Sert della vicina Nichelino, per la somministrazione della terapia a base di metadone. Tre mesi fa la fidanzata, malata di Aids, era morta. E da allora era diventato ancora più collerico. «Da allora – ammette Sergio – il suo comportamento era ulteriormente peggiorato». E’ stato proprio il fratello a dare l’allarme al 112. L’anziano padre è ora piantonato all’ospedale Molinette. Al pm Gianfranco Colace, che coordina l’inchiesta dei carabinieri, ha confessato il delitto. Il suo avvocato, Basilio Foti, chiederà i domiciliari e, nel corso del processo, la scriminante della legittima difesa. La moglie, che è malata di Alzheimer ed era in casa al momento del delitto, non sa della morte del figlio maggiore.

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