11 settembre, un dossier inchioda gli 007 della Cia: «Furono negligenti»
Il rischio al Qaeda prima dell’11 settembre 2001 fu sottovalutato e gli 007 americani «non adempirono alle loro responsabilità in maniera soddisfacente»: la conferma arriva dal rapporto redatto dall’Ufficio dell’Ispettore generale della Cia a conclusione dell’inchiesta interna volta ad accertare le eventuali falle dell’intelligence che impedirono di prevenire gli attacchi. Tale inchiesta si concluse dieci anni fa, ma solo oggi le sue conclusioni – oltre 500 pagine e ancora molti omissis – sono state desecretate. Tra gli allegati anche un documento dell’allora capo della Cia, George Tenet, che – secondo quanto riporta il Washington Times – si difese dalle critiche accusando in particolare l’amministrazione Clinton di avere alla fine degli anni ’90 tagliato drasticamente i fondi all’agenzia e di aver dato la priorità ad altre questioni come la guerre in Bosnia e Kosovo o le minacce della Cina a Taiwan. Ma nel rapporto dell’ispettore generale – riporta la Cnn – si parla di “problemi sistemici” all’interno della Cia che hanno contribuito a sottovalutare tutta una serie di segnali e che non portarono i servizi a lanciare l’allarme sui piani del leader di al Qaida, Osama bin Laden, che fece dirottare quattro aerei da utilizzare come armi. Due centrarono le Torri gemelle a New York, uno il Pentagono a Washington, uno destinato probabilmente alla sede del Congresso americano, precipito’ in un campo della Pennsylvania.
Nel dossier si sottolinea inoltre come nessun responsabile della Cia violò le leggi e come tutti gli errori compiuti nella raccolta di informazioni non furono il prodotto di “cattiva condotta”. Ma – si evidenzia – quello che emerge è l’assenza totale di “una strategia complessiva” per combattere al Qaida. Con i vertici che invece di dare seguito ad alcune preoccupanti informazioni raccolte rimasero impantanati in uno sterile dibattito politico su quali dovessero essere le priorita’ della comunita’ di intelligence. Il rapporto si sofferma anche sui sospetti – sollevati da molti gia’ all’epoca degli attentati – che dietro agli attentatori ci potesse essere anche l’Arabia Saudita, persino alcuni funzionari del governo. È una delle parti del dossier più interessate dagli omissis , così che il ruolo saudita resta ancora oggi per molti versi un mistero. Quello che si può leggere nel rapporto, comunque, è che “non e’ stata trovata alcuna prova che il governo saudita coscientemente e di sua volontà ‘ abbia sostenuto i terroristi di al Qaida».