Il crollo delle Università meridionali: divario Nord-Sud sempre più grande

26 Mag 2015 8:33 - di Redazione

Secondo “i dati dell’Anagrafe degli studenti del ministero dell’Istruzione, rispetto al 2004/2005 nell’anno accademico in corso i diplomati che hanno deciso di proseguire gli studi sono calati del 27,5%. Su base nazionale. Perché tra le regioni la fotografia è ancora più drammatica. Soprattutto per il Sud”. Numeri che non sorprendono le giovani generazioni e le famiglie italiane: “Abruzzo -56%, Molise -52,3%, Sicilia -50,7%, Basilicata -49,4%, Calabria -43,8%. Il dato attuale è negativo anche se confrontato con quello di cinque anni fa: ma in questo caso è la Basilicata a fare peggio di tutte (-37,6%) seguita da Molise (-31,7%) e Sicilia (-25,3%). Va però «meglio» rispetto a un anno fa: a livello nazionale la diminuzione è di «appena» lo 0,7%, con il Meridione che registra, ancora una volta, i ribassi più evidenti”. E’ quanto si legge su “Il Corriere della Sera”.

Nord e Sud: i giovani studiano lì dove possono trovare il lavoro

«Ma non scateniamo il dibattito Settentrione contro Meridione», premette Stefano Paleari, numero uno dell’Università di Bergamo e presidente della Crui, la conferenza dei rettori italiani. «Il dato conferma un paio cose», continua. La prima: «Per questo Paese il sistema accademico non sembra essere una priorità». La seconda: «Le immatricolazioni sono una fotografia del territorio. Se calano al Sud è perché aumenta il divario economico con il Nord». Insomma: gli iscritti sono sempre meno e quei pochi vanno dove sentono di avere più possibilità lavorative. Cioè più su. «E a loro volta, i giovani del Nord vanno fuori, in Svizzera e Inghilterra», aggiunge Roberto Lagalla, rettore dell’Università di Palermo.

Chiudere gli atenei inutili? I rettori dicono di no

«In realtà i dati sulle immatricolazioni ci dicono che vengono premiati i sistemi territoriali con più università che collaborano e competono allo stesso tempo», dice Paleari. «Quindi più della chiusura ha senso ragionare su come creare un “distretto degli atenei”. E di come riportare nelle aule gli studenti».

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