Tunisino maltrattava le tre figlie ventenni. «Erano solo rimproveri…»
Ha ammesso di aver dato qualche schiaffo alle figlie adolescenti, ma non per questioni di cultura o religione, solo perché queste si assentavano di continuo da scuola, falsificavano la firma per le giustificazioni, non studiavano e non rispettavano gli orari delle uscite, avendo poi profitti scadenti nello studio. Così si è difeso davanti al giudice del Tribunale di Cagliari, il tunisino di 54 anni, di Pula, accusato di maltrattamenti e di avere costretto tre figlie ventenni a stare chiuse in casa, rispettando i precetti e le regole del proprio Paese, nonostante vivessero in Italia da anni.
Quelle botte erano “normali rimproveri”
L’uomo ha raccontato la sua versione dei fatti che coincide con quella fornita dalla moglie: i suoi sarebbero stati normali rimproveri come quelli che un qualsiasi padre farebbe alle figlie quando non studiano, tornano tardi o mancano di rispetto ai genitori. Il tunisino, difeso dall’avvocato Carlo Amat, è sotto processo per il comportamento tenuto nei confronti delle figlie. Racconti delle ragazzine che poi si sono trasformati in imputazioni di maltrattamenti e lesioni: in particolare le avrebbe picchiate una sera per aver partecipato ad una festa di Capodanno coi rispettivi fidanzati, anche se i maltrattamenti contestati risalirebbero a un periodo che va dal 2009 al 2011. Durante l’esame l’imputato ha anche tirato fuori il diploma di uno dei figli che avrebbe preso la scuola seriamente, senza assenze ingiustificate, arrivando a concludere gli studi regolarmente. Prossima udienza il 29 giugno, mentre il 2 novembre ci sarà la discussione con la requisitoria del pubblico ministero e l’arringa del difensore. Poi la sentenza.