Sfida social della first lady Akie Abe: omaggio (e foto) al Santuario Yasukuni
Ha sfidato apertamente le regole della diplomazia. E, dopo essersi recata a omaggiare i morti, molti dei quali kamikaze, celebrati nel contestatissimo Santuario Yasukuni, ha pubblicato le sue foto sui social. Un doppio schiaffo quello che la “first lady“Akie Abe ha assestato a Cina, Corea del Sud e, anche, Stati Uniti.
Com’è prevedibile, e come lei stessa sapeva prima di andare a Yasukuni, questo omaggio farà andare su tutte le furie i “vicini” e gli Usa.
Akie Abe si è recata in visita al controverso Santuario Yasukuni e ha deciso di renderlo noto con una foto scattata davanti al nucleo principale della struttura postata giovedì sul suo account ufficiale di Facebook.
Lo Yasukuni, dove sono onorati milioni di caduti di guerra tra cui una dozzina di giapponesi definiti “criminali di Classe-A“, in particolare il primo ministro in tempo di guerra il generale Hideki Tojo, è motivo di annosi litigi tra Giappone e i “vicini” Cina e Corea del Sud che lo vedono come il simbolo “del passato militarista” di Tokyo.
Un Tribunale dei vincitori bollò i combattenti giapponesi
Costruito in origine nel 1869 su ordine dell’Imperatore Mutsuhito per commemorare le vittime della guerra Boshin che aveva avuto come esito la sconfitta dei governi militari e la restaurazione dell’impero, il Santuario Yasukhuni letteralmente Santuario della Pace Nazionale, celebra riti per onorare gli spiriti di tutti i giapponesi (e dei coreani e taiwanesi delle colonie arruolati nell’esercito giapponese) morti in guerra.
Il cosiddetto Libro delle Anime del Santuario contiene i nomi di oltre 2 milioni e 400mila morti, nella maggior parte dei casi persone che servirono l’Impero Giapponese e che sono morte durante i conflitti sostenuti dal paese del Sol Levante, prevalentemente durante la Seconda Guerra Mondiale. Fra quei nomi spiccano 1068 persone condannate per crimini di guerra dal solito Tribunale dei vincitori al termine della Seconda guerra mondiale e, in particolare, 14 combattenti bollati “criminali di guerra cosiddetti di Classe A” ovvero condannati per quelli che vengono artatamente definiti crimini contro la pace.
Come se non bastasse il Santuario ospita inoltre il museo sulle operazioni belliche del Giappone durante il secondo conflitto mondiale, museo che viene da alcuni considerato revisionista e impolitically correct.
A dicembre 2013 il premier Shinzo Abe si recò al Santuario scatenando, come prevedibile, l’ira di Pechino e di Seul e anche l’inconsueta bacchettata dagli Stati Uniti. Ora è la volta della first lady. Un gesto di sfida aperto e coraggioso.
La first lady giapponese Akie Abe sfida Cina e Corea
«Questa è stata la prima volta dopo tanto tempo che che ho visitato lo Yasukuni», ha scritto la first lady a corredo della foto, aggiungendo di essersi recata poi al vicino (e altrettanto contestato) Museo Yushukan dove ha letto le commuoventi lettere inviate dai soldati, kamikaze inclusi, alle loro famiglie durante la guerra.
Nelle due foto che Akie Abe ha pubblicato sul suo profilo Facebook, la first lady giapponese si trova di fronte la struttura principale del santuario, e nell’altra davanti al museo della Guerra Yushukan.
«Provo rimorso per i defunti leggendo i loro messaggi e a cosa pensavano negli ultimi momenti di vita. Vorrei fare tutto il possibile per contribuire – ha concluso la firts lady giapponese – alla pace nel mondo ed essere grata di poter vivere in un ambiente sereno e prospero come il Giappone oggi».
Abe ha evitato il Santuario durante la festa di primavera di tre giorni osservato allo Yasukuni ad aprile, ma Pechino e Seul hanno espresso disappunto per la visita di tre ministri e di oltre 100 parlamentari di uno folto schiarimento bipartisan. Ora è tutta da verificare la loro reazione all’iniziativa, prima del suo genere, della first lady. Che li ha sbeffeggiati sui Social unendo così, in un solo gesto di ribellione, Tradizione e innovazione.