“Giovinezza” di Sorrentino? Il titolo è un po’ troppo fascista per Cannes…

22 Mag 2015 18:05 - di Luca Maurelli

“Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza! Della vita nell’asprezza, il tuo canto squilla e va!”, risuonava nella piazze italiane l’Inno fascista più amato dal popolo mussoliniano. Povero Paolo Sorrentino, così impegnato a fare meravigliosi film da non pensare che oggi qualsiasi riferimento politico a fatti, cose, nomi e persone realmente accaduti, anche cent’anni fa, in Italia finisce per generare dubbi, sospetti, imbarazzi, riposizionamenti, talvolta perfino censure. Avesse chiamato “La Giovinezza” – il suo ultimo film in concorso a Cannes – con un altro titolo più vago, generico, apolitico, tipo “adolescenza”, “pubertà”, “maturità”, “menopausa” o al massimo “vecchiaia”, nessuno si sarebbe agitato sulla Croisette. Invece qualcuno s’è turbato davvero, s’è capito quando in tv si sono visti inviati stritolarsi la lingua tra i denti e sputacchiare sulla telecamera pur di pronunciare bene “Youth” (pronuncia, iuffff…) in inglese piuttosto che “Govinezza” in italiano. Diciamoci la verità,  se il regista vincitore dell’Oscar con “La grande bellezza” non fosse così amico di Scalfari e di Conchita De Gregorio, forse il titolone su “Repubblica” ci sarebbe scappato: “L’ombra del fascismo su Cannes”, “Sorrentino ispirato da CasaPound”, “La Meloni e il Duce dietro la “giovinezza” di Sorrentino?”.  A sinistra non lo ammetteranno mai, ma il regista napoletano ha scelto la parola sbagliata per la sua opera incentrata sulle riflessioni amare e sugli anni che passano per tutti. Quel titolo, “Giovinezza”, in versione italiana, che compare anche sulle locandine ufficiali, è invece lentamente scomparso dai resoconti giornalistici dei tanti inviati italiani al festival internazionale del cinema che si svolge a due passi dal confine italiano. Avrà creato scompiglio nella sintassi dei nostri opinionisti o sarà arrivato qualche avvertimento dai centro sociali?

La Giovinezza è diventata Youth

Si scherza, certo, eppure il film, da qualche giorno, è davvero diventato per tutti  “Youth“, che all’estero suona meglio così, anche se l’estero di Cannes è a pochi chilometri da Ventimiglia, i giornalisti sono italiani, il regista parla pure un po’ napoletano e chi ascolta e legge o va al cinema, se pronuncia quella parola in inglese, sbaglia o sputazza. “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza! Della vita nell’asprezza, il tuo canto squilla e va!” cantava Beniamino Gigli nel Ventennio: altra musica, altri tempi, roba vecchia, superata, dimenticata. Eppure quella curiosa coincidenza, del tutto involontaria, sta trasformando le cronache degli inviati italiani in un bollettino bolscevico di cosacchi che istintivamente censurano, con un riflesso pavloviano, quel riferimeno involontario del cinema italiano alle bobine dell’istituto Luce. Il che fa ridere visto che perfino Eugenio Scalfari, che il fascismo lo ha conosciuto bene, sulle colonne di “Repubblica” è riuscito a scrivere quel titolo in italiano senza che gli partisse il braccio teso. E senza rischiare una denuncia per apologia di fascismo.

 

 

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