L’Italia non è un paese per giovani: i dati OCSE fanno paura
Nell’ultimo “Skills outlook”, il rapporto che mette in relazione competenze e lavoro, si nota come l’Italia abbia «uno specifico problema di disoccupazione giovanile in aggiunta ad uno più generale» e come, al di là della crisi, vi siano carenze strutturali che hanno fatto deflagrare il problema. I numeri sui quali si basa il giudizio parlano chiaro. L’Organizzazione ci mette al penultimo posto della classifica quanto a tasso di occupazione giovanile: fermi al 52,79 per cento, davanti alla sola Grecia.
Peggio di noi solo la Grecia: indicativo
Quanto al caso Neet (giovani che non studiano, non lavorano, nonfanno formazione ), l’emergenza si sente in tutta l’Ocse ma è più evidente in Italia. Siamo quart’ultimi anche qui, con una percentuale che supera il 26 per cento. Più di un giovane su quattro, dunque, sta a spasso. Dietro a tale quadro, dice l’Ocse, c’è la crisi, ma non solo. L’Italia, fra quelli appartenenti all’Organizzazione, è il Paese con la maggior percentuale di giovani in età lavorativa (16-29 anni) e adulti (30-54) con scarse competenze di lettura, rispettivamente ferme al 19,7 e al 26,36 per cento. Abbiamo anche la quota più elevata di persone con scarse abilità in matematica tra gli adulti (il 29,76 per cento ), e la seconda tra i giovani in età lavorativa (il 25,91), battuti dagli Usa (29,01 percento).
Il problema numero uno è la scuola che non forma
Va detto che, anche quando ci sono, le competenze non vengono utilizzate: una mancata corrispondenza che pesa su tutti Paesi, visto che in media, ben il 62 per cento dei giovani Ocse fa un lavoro che non corrisponde alla formazione, ma che l’Italia paga soprattutto in termini digitali. Abbiamo infatti la più elevata quota di giovani tra i 16 e i 29 anni che non ha alcuna esperienza nell’uso del computer sul posto di lavoro (54,3 per cento), a fronte di una percentuale di giovani che non usano mai il computer ferma al 3.