«Do la marijuana a mio figlio di 2 anni». Il caso che ha sconvolto la Spagna

20 Mag 2015 14:12 - di Redazione

«Do la marijuana al mio bebé ogni giorno per salvargli la vita»: cosi la mamma del piccolo J., due anni e due mesi, malato di Sindrome di West, al quotidiano spagnolo El Mundo. L’intervista alla giovane donna, la cui identità è tenuta segreta dal giornale, ha suscitato dibattiti sulle reti sociali. J., scrive El Mundo, è con ogni probabilità «il più giovane consumatore di marijuana del Paese». Ogni giorno riceve una dose di un derivato della cannabis, il cannabidiol (Cbd). Da quando lo prende sono cessate le crisi epilettiche che lo colpivano con fino a 250 spasmi al giorno, con picchi di tensione nervosa paragonati da El Mundo a «attacchi con granate a mano» al cervello. Il suo encefalogramma è tornato alla normalità. «La malattia ha iniziato a colpirlo a circa sei settimane. La diagnosi è stata quella della Sindrome di West». Per i genitori è iniziato un giro infinito degli ospedali. Cure di ogni tipo, antiepilettici, anticonvulsivi, immunoglobina intravenosa, che però non hanno fermato la malattia. «Abbiamo provato di tutto». Ma senza successo. Fino alla scoperta su internet della terapia con il Cbd. In Spagna un adulto può consumare cannabidiol fino a un limite dello 0,2% di Thc, la sostanza proibita. Il piccolo J. da gennaio prende lo 0,5%. Il reato potenziale è duplice: nella quantità e soprattutto perchè un minore non può assumere questa sostanza. Il rischio ora per i genitori di J., avverte El Mundo, se la loro identità venisse scoperta, è che perdano la custodia del bambino.

Cannabis terapeutica: le differenze tra Spagna e Italia

L’erogazione della cannabis terapeutica è consentita in Italia sin dal 2007, ma quelle che hanno introdotto provvedimenti specifici per garantirne la dispensazione gratuita sono solo
undici: Friuli Venezia Giulia, Toscana, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Sicilia. In particolare in Toscana i farmaci cannabinoidi, a carico del servizio sanitario regionale possono essere prescritti anche dai medici di famiglia, sulla base di un piano redatto da uno specialista, ed essere somministrati in ambito domiciliare e non solo presso le farmacie ospedaliere.

 

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