Coppie gay e ius soli, Grillo si fa bifronte nel tentativo di raccattare voti
Grillo bifronte, come Giano, dio romano degli inizi e dei passaggi il cui tempio era aperto solo in tempo di guerra. Ora che molto più modestamente siamo solo in campagna elettorale, Grillo bifronte tenta incursioni simultanee a destra e a sinistra nella speranza di conquistarme i rispettivi elettorati. L’occasione gliela fornisce il francese Le Monde dalle cui colonne l’ex-comico si dice favorevole alle unioni omosessuali e nel contempo contrario allo jus soli. Ovviamente, il rischio che corre è quello di risultare inaffidabile. Del resto, il M5S ha già votato contro il reato di immigrazione clandestina, circostanza – questa – che lo rende sin da ora poco seducente agli occhi della destra, anche se oggi si dice contrario a concedere la nazionalità alle persone nate in Italia perché «non abbiamo più posto né lavoro».
Grillo vuole le nozze gay ma non lo “jus soli”
Il problema riguarda semmai l’altro schieramento, quello guidato da Renzi. Il tema delle unioni tra persone dello stesso sesso è uno dei cavalli di battaglia con cui Renzi pensa di riconquistare la minoranza interna dopo lo strappo sull’Italicum e le polemiche sulla riforma della scuola. Qui la concorrenza grillina potrebbe produrre per il premier qualche effetto indesiderato. Il leader dei “Cinquestelle” lo sa e si regola di conseguenza: il suo movimento – spiega al quotidiano francese – «non ha controindicazioni sull’ipotesi di “contratti di unione civile” fra omosessuali». Come dire, caro Renzi sono pronto a farti concorrenza sui temi dei cosiddetti diritti civili.
Il M5S votò contro il reato di immigrazione clanestina
Nell’intervista a Le Monde, Grillo ha fatto anche il punto sul suo rapporto con il M5S, Movimento ormai troppo composito (1500 eletti locali, 135 parlamentari, 17 eurodeputati e 11 sindaci): «È ingestibile per un uomo solo». L’ex-comico si è autodefinito «il guardiano delle regole del movimento, ma non il suo sorvegliante generale» e non ha escluso che un giorno, «potrà fare a meno di me», anche se – avverte – «è ancora un po’ presto»