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Chiesti 8 anni per un capolista di De Luca: è accusato di truffa e peculato

Chiesti 8 anni per un capolista di De Luca: è accusato di truffa e peculato

Home livello 2 - di Redazione - 16 Maggio 2015 - AGGIORNATO 16 Maggio 2015 alle 15:31

Una condanna a otto anni di reclusione è stata chiesta nei confronti di Carlo Iannace, dirigente medico dell’ospedale Moscati di Avellino e candidato alle prossime elezioni regionali con la lista “De Luca Presidente”. A Iannace – della notizia riferiscono organi di stampa – vengono contestati reati che vanno dal falso ideologico e materiale aggravati al peculato e alla truffa finalizzata ad ottenere erogazioni pubbliche. Secondo i pm, Teresa Venezia e Roberto Patscot, Iannace, quale direttore della Breast Unit dell’ospedale di Avellino avrebbe fatto risultare interventi di chirurgia estetica come interventi oncologici per i quali l’Azienda ospedaliera avellinese avrebbe ottenuto rimborsi non dovuti e i medici i relativi premi di produttività. L’inchiesta della Procura di Avellino, conclusasi nel giugno del 2011, portò anche all’arresto di Iannace e del professor Francesco Caracciolo, primario del reparto di chirurgia. «Piena e totale fiducia nella magistratura, con la certezza che alla fine riuscirò a dimostrare l’infondatezza delle accuse», ha commentato Iannace. «Sono tranquillo – ha detto il medico che continua la sua campagna elettorale nella circoscrizione di Avellino – perché ho sempre operato nell’interesse dei pazienti e dell’Azienda». La sentenza è prevista per il mese di settembre.

Iannace capolista ad Avellino per De Luca

È l’ennesima tegola su De Luca e sui suoi candidati. Carlo Iannace, chirurgo, responsabile della Breast Unit dell’ospedale Moscati di Avellino è capolista nella lista “De Luca Presidente” che sostiene il candidato governatore del Pd e della coalizione di centrosinistra. L’accusa? Facendo risultare di avere trattato patologie più gravi di quelle realmente curate – liposuzioni spacciate per tumori – gli imputati, tra i quali Ianance, erano riusciti a ottenere rimborsi statali più sostanziosi per l’ospedale dove operavano, il quale li premiava con incentivi che, però, non meritavano. Secondo i difensori, i contestati interventi estetici, per i quali l’Azienda avrebbe incassato rimborsi non dovuti e i medici i relativi premi di produttività, sarebbero stati invece pienamente giustificati in quanto derivanti da malformazioni o da interventi effettuati per neoplasie al momento del trattamento primario sul carcinoma mammario al fine di ottimizzare l’operazione. Circa poi i presunti falsi ricoveri in Day Hospital, il collegio dei difensori sostiene che quelli individuati dagli investigatori (che in questi anni hanno ascoltato quasi 700 pazienti e verificato dieci mila cartelle cliniche) sarebbero stati pazienti che per libera scelta decisero di lasciare l’ospedale dopo aver eseguito gli accertamenti.

 

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16 Maggio 2015 - AGGIORNATO 16 Maggio 2015 alle 15:31