Bagnasco: no all’educazione sessuale, fatela fuori dall’orario scolastico

30 Mag 2015 17:44 - di

“Non fare educazione sessuale e surrettiziamente diffusione della teoria del genere nelle scuola durante l’orario curricolare ma casomai fare educazione alla sessualità se, e solo se, lo chiedono i genitori come servizio aggiuntivo al di fuori del monte ore scolastico”. Sono parole del presidente della Cei Angelo Bagnasco che certamente susciteranno più di una polemica. Anche se il no all’educazione sessuale da parte dei vescovi non indica una volontà di censura “oscurantista” bensì un’opposizione alla teoria del gender che vede il mondo cattolico in prima fila fuori e dentro le scuole.

Papa Francesco: la teoria del gender espressione di frustrazione

Era stato lo stesso papa Francesco, ad aprile, a puntare l’indice contro la teoria che nega il valore biologico dell’appartenenza sessuale. “Mi chiedo – aveva detto – se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa”.  Non riconoscendo la differenza sessuale, secondo il Papa, “rischiamo un passo indietro, la rimozione della differenza infatti è il problema non la soluzione”, “per risolvere i loro problemi di relazione l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia”.

Per Bagnasco e i vescovi il rischio è quello di indottrinare gli studenti

Il rischio sarebbe dunque quello di indottrinare gli studenti, attraverso una educazione sessuale di facciata che mira in realtà non al rispetto reciproco e al riconoscimento delle differenze di genere ma a relativizzare l’essere maschio o femmina come se si trattasse di una scelta individuale e non dettata dalla natura. Come ha rilevato monsignor Fiorenzo Facchini, coordinatore regionale per la Pastorale della scuola , “la separazione fra il dato della natura e la costruzione della propria identità, lasciata alla pura
soggettività, porta alla ‘de-costruzione’ della personalità umana e dei valori che sono alla base della società. Lo si è visto nei Paesi in cui tale cultura si è affermata”.

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