Venduto il famoso “foglietto” che fece cadere il Muro di Berlino. Andò così
La moglie di Guenter Schabowski, il portavoce del Politburo della ex Ddr, ha reagito con indignazione alla notizia della vendita del famoso “foglietto”, che conteneva le parole che, di fatto, provocarono la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre del 1989, nel corso di una conferenza stampa in cui si annunciò la libertà di viaggio nell’ovest. Un documento decisivo per la dinamica degli eventi di quei giorni. La donna denuncia: «Si tratta di un acquisto fatto a sangue freddo di una cosa rubata», ha detto alla Dpa Irina Schabowski, che ha raccontato come negli anni ’90, di fronte alla pressione esercitata da conoscenti, la famiglia avesse dato in prestito alcuni documenti, fra cui il foglietto, senza riuscire a riaverlo indietro, successivamente, nonostante le numerose richieste fatte in tal senso: «Non abbiamo regalato niente», ha ribadito la moglie di Schabowski molto indignata della notizia che il foglietto sia stato comprato al prezzo di 25 mila euro dalla fondazione Casa della Storia di Bonn.
Il Muro di Berlino cadde “per caso”
La storia di quel “foglietto” è singolare e merita di essere ricordata. Günter Schabowski era il giornalista ed esponente politico tedesco che ebbe un ruolo fondamentale nell’ultimo periodo di vita del SED (Partito Socialista Unificato di Germania ) che governò la Repubblica Democratica Tedesca dalla fondazione fino alla sua caduta. Incaricato come portavoce non ufficiale del SED, la sera del 9 Novembre 1989 dichiarò in una conferenza stampa (per errore) che le nuove norme in discussione per i viaggi dalla RDT verso l’estero erano in vigore da subito. Il giornalista che pose la domanda decisiva era Riccardo Ehrman, inviato dell’Ansa. Schabowski ha raccontato con particolari vividi quello scorcio di una giornata epocale. Era in ferie quando gli arrivò una telefonata: “Herr Schabowski, stasera c’è una conferenza stampa da fare. È importante…abbiamo discusso le nuove norme sui viaggi all’estero. Ferie revocate, si riposerà dopo”. “E va bene” penso .” «Lo faccio. Ma sarà l’ultima volta”. Ed è stata l’ultima davvero», racconta. «Sono sempre stato abituato ad arrangiarmi all’ultimo momento, ma mai come quel giorno: buttato allo sbaraglio davanti ad un plotone di giornalisti. E io lì, a difendermi dai colpi, protetto solo da un foglietto scritto di fretta da uno dei tanti burocrati che aveva partecipato alla riunione di poche ore prima. Tutti lì a domandarsi cosa ci fosse scritto di importante, a chiedersi chissà quali segreti potesse nascondere un pezzo di carta…Volete sapere che c’era scritto? “Norme per i viaggi all’estero variate. Seguiranno informazioni”. Tutto qua».
La “fatidica” domanda del giornalista dell’Ansa
Avrebbe dovuto annunciare che, lentamente, anche a Berlino Est stava facendo dei passi avanti sul piano della libertà individuale delle persone. I giornalisti incalzavano, volevano tutti sapere di più. «Me lo ricordo ancora perfettamente il mio “carnefice” – ha raccontato Shabowski – un giornalista italiano col cognome da tedesco: Ehrman. Non mi ha nemmeno chiesto il permesso di parlare: “E queste norme valgono da subito?”, ha chiesto provocatoriamente. “Ma che vuole che ne sappia…” avrei dovuto rispondergli. “… Ma non potevo dirlo, avrei fatto la figura dello stupido. E allora ho aperto il foglietto, come se contenesse la verità assoluta, ho finto di leggere e ho risposto: «Per quanto sia di mia conoscenza… valgono da subito, senza restrizioni». E fu l’inizio di una nuova storia. «Da solo, in pochi minuti, ho fatto quello che ventotto anni di proteste, di fughe e di politica internazionale non erano riusciti a fare: ho abbattuto il Muro di Berlino». L’annuncio ebbe l’effetto di un choc liberatorio, come tutti ricordiamo. Forse Schabowski non calcolò il peso delle sue parole o forse sottovalutò che la sua conferenza stampa, in diretta televisiva, era seguita da milioni di tedeschi. Fatto sta che ai check point cominciarono ad ammassarsi centinaia, poi migliaia di persone che volevano passare ad Ovest. Il flusso non si arrestò più.