È orrore senza fine: l’Isis avrebbe ucciso mille palestinesi a Yarmouk

7 Apr 2015 21:25 - di Redazione
Miliziani dell'Isis

Nel campo profughi di Yarmouk, in Siria, oltre mille palestinesi sarebbero stati uccisi dai jihadisti dell’Isis: lo afferma un deputato palestinese israeliano citato da Haaretz. «L’Isis è un movimento fascista e ora sta pubblicando foto di teste mozzate, fra le quali quella dell’imam della moschea, sostenitore di Hamas, accusato di essere un apostata», dice il deputato Ahmed Tibi. «Ciò che succede nel campo di Yarmouk è un crimine contro l’umanità e i Paese arabi, come la comunità internazionale, dovrebbero vergognarsene». Da parte sua l’agenzia Nuova Cina riporta la testimonianza di un palestinese riuscito a uscire dal campo, secondo cui i miliziani di Aknaf Beit al-Maqdes rebels, l’ala locale di Hamas che ha combatte contro il regime di Assad, ha avuto molte vittime: «L’Isis ne ha decapitato 25 e ha infilzato le loro teste sulle inferriate», racconta.

L’Isis si è ritirata da Tikrit ma ha lasciato centinaia di vittime nelle fosse comuni

Non è l’unico orrore dell’Isis: sempre in queste ore si apprende che i primi resti di quelli che si ritiene siano i corpi dei circa 1.700 soldati iracheni uccisi dieci mesi fa dai jihadisti dello Stato islamico (Isis) a nord di Baghdad sono stati rinvenuti nelle ultime ore in fossi comuni a Tikrit, località da giorni riconquistata dalle truppe governative e dalle milizie filo-iraniane dopo esser rimasta sotto il controllo dell’Isis dal giugno scorso. Il governo di Baghdad afferma che finora i medici legali stanno conducendo le autopsie su una decina di corpi. Questi sono stati ritrovati nell’area estesa dell’ex complesso presidenziale della città natale del deposto e defunto presidente Saddam Hussein e dei clan per decenni al potere in Iraq. Secondo le fonti governative nelle prossime ore potrebbero venire alla luce i resti di centinaia di corpi.

L’Isis ha massacrato circa 1700 militari iracheni in fuga

Durante la loro avanzata verso Mosul nelle regioni di al Anbar, Salaheddin e Ninive, i jihadisti dello Stato islamico avevano catturato circa 1.700 militari in fuga dalla base militare Speicher, un ex compound statunitense alla periferia di Tikrit trasformato in caserma dell’esercito governativo iracheno. Poco dopo, l’Isis aveva diffuso dei filmati in cui mostrava le esecuzioni di massa compiute contro i militari. Alcuni soldati sono stati giustiziati sommariamente con colpi di arma da fuoco alla testa e gettati nel Tigri. Altri sono stati fatti scendere da camion nei quali erano stati stipati e poi falciati da raffiche di fucili automatici. Il crimine ha avuto forti ripercussioni politiche, col governo dell’allora premier Nuri al Maliki accusato dai familiari e da deputati di non aver fatto di tutto per proteggere i soldati di fronte all’avanzata dell’Isis.

L’Isis ha ripiegato e Tikrit è stata riconquistata dalle forze irachene

La tv di Stato irachena ha mostrato immagini di militari e miliziani chini a pregare, a posare candele e bandiere irachene su quel che sembrano resti umani, scheletri e scarponi militari. Tikrit è stata riconquistata dalle forze lealiste di Baghdad grazie al decisivo aiuto dell’Iran, che ha addestrato e armato migliaia di miliziani sciiti. Ma la loro presenza nel teatro sunnita a nord di Baghdad contribuisce a esasperare l’odio confessionale da cui l’Isis trae parte del sostegno popolare nelle depresse regioni rurali sunnite. Ma anche i recenti raid aerei della Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti hanno aperto il varco all’avanzata delle forze di Baghdad su Tikrit, che ha resistito in mano all’Isis diverse settimane prima di soccombere. Il massacro della base Speicher è solo uno degli orrendi crimini di cui si sono macchiati i jihadisti dello Stato islamico. Centinaia di civili e miliziani sunniti di al Anbar, membri di clan ostili all’Isis, sono stati uccisi e decapitati nei mesi scorsi. Circa 600 detenuti della prigione di Badush, vicino Mosul nel nord del Paese, avevano subito la stessa sorte dei militari di Speicher: radunati, fatti inginocchiare e poi uccisi uno a uno con colpi di pistola alla tempia.

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