Katyn 75 anni dopo: il vergognoso caso del film sulla strage di Stalin

13 Apr 2015 17:26 - di Antonio Pannullo
Una scena di Katyn di Wajda

La storia del massacro di Katyn, dove il 13 aprile 1940 Stalin ordinò l’esecuzione a freddo di 22mila polacchi, militari e civili, è istruttiva perché dimostra come la mistificazione storica possa avere le gambe lunghe e il respiro ampio. L’eccidio fu immediatamente attribuito ai tedeschi, che per anni respinsero l’accusa. Bisognerà attendere il 1990, ossia mezzo secolo dai fatti, perché Mikhail Gorbaciov, allora presidente russo, ammettesse la verità, e cioè che il massacro fu perpetrato dal regime comunista di Mosca e non da Berlino. E per decenni fu silenzio su quel dramma, complice anche la pesante cortina del silenzio che si stese sull’Europa orientale fino alla fine degli anni Ottanta. L’eccidio di Katyn fu pianificato accuratamente secondo una logica ben precisa nella prospettiva di indebolire la Polonia. Nei piani di Stalin il massacro doveva servire ad eliminare una buona parte della classe dirigente nazionale. Poiché il sistema di coscrizione polacco prevedeva che ogni laureato divenisse un ufficiale della riserva, le vittime furono scelte con questa logica. Così il 5 marzo del 1940 alcuni membri del Politburo, fra i quali Stalin e Lavrentij Beria, lo spietato capo della polizia segreta sovietica che aveva preparato personalmente l’informativa per Stalin, firmarono un ordine di esecuzione degli attivisti «nazionalisti e controrivoluzionari» detenuti nei campi e nelle prigioni delle parti occupate di Ucraina e Bielorussia. Fu il segnale che si poteva iniziare la mattanza pianificata a tavolino. Ventiduemila prigionieri di guerra polacchi furono sterminati, fucilandoli in circa un mese e mezzo, fra aprile e maggio del 1940.

Solo nel 1943 a Katyn i tedeschi trovarono le fosse comuni

Solo nel ’43, tre anni esatti dopo, i militari tedeschi, su indicazione degli abitanti del luogo, scoprirono le prime di quelle terribili fosse comuni: all’interno c’erano dodici strati di cadaveri, l’uno sull’altro, uccisi tutti con colpo di pistola alla nuca. Quello che era accaduto era chiarissimo, le analisi accertarono che le vittime erano state uccise nel 1940 quando quel territorio era sotto l’occupazione sovietica. Stalin fece finta di indignarsi rifiutando le conclusioni. Il Partito Comunista italiano non fu da meno, conducendo una campagna denigratoria contro Vincenzo Mario Palmieri, ordinario di Medicina legale e delle Assicurazioni all’Università di Napoli, che era stato cooptato fra i dodici esperti di altrettanti Paesi, che fecero parte della Commissione internazionale indipendente sotto il patrocinio della Croce Rossa Internazionale chiamata a esaminare i cadaveri. Il verdetto della Commissione fu unamime: erano stati i sovietici. Anche al processo di Norimberga si tentò di occultare la verità e di accusare i soldati tedeschi del massacro. Il depistaggio proseguì per anni e anni. Fino a quando, nel 1989, 49 anni dopo il massacro, alcuni studiosi sovietici rivelarono al mondo la verità: era stato Stalin a pianificare il massacro. Nel 1990, poi, come accennato, Gorbaciov porse le scuse ufficiali del suo Paese alla Polonia, confermando che la Nkvd, il Commissariato del popolo per gli affari interni, aveva assassinato i prigionieri e rivelando l’esistenza di altri due luoghi di sepoltura simili a quello di Katyń: Mednoje e Pyatikhatki.

Il film Katyn ostacolato dalla sinistra italiana

Se pochi in Europa ricordano il massacro comunista, ancora meno è ricordato il film che nel 2007 il maggior cineasta polacco, Andrzej Wajda, che a Katyn perse il padre Jakub, capitano del 72° reggimento di fanteria, decise di dedicare alla strage. In Italia, in particolare, dove non si voleva dare fastidio ai post comunisti, il film Katyn fu letteralmente censurato e boicottato dall’establishment radical-chic di sinistra: fu proiettato in 7 cinema su 4000. Eppure non era opera da poco: ha vinto il Golden Globe ed è stato candidato all’Oscar nel 2008 come miglior film straniero. Per rimanere in tema, il film ha avuto una diffusione da samiszdat. Proiezioni carbonare in cinema parrocchiali: solo ventimila persone in Italia sono riuscite a vederlo. Epprure i grandi critici dei grandi giornali lo incensavano: «Un film da vedere sull’attenti», e altre amenità del genere. Solo che quando lo si cercava, Katyn non era proiettato da nessuna parte. Era un crimine che non doveva essere raccontato. Il produttore Mazzarotto, della Movimento Film, che si era assicurato i diritti di distribuzione di Katyn, disse anche di aver scritto all’allora segretario del Pd Dario Franceschini per sapere come mai il film era osteggiato, ma non ricevette risposta. La storia di ripete: per mezzo secolo l’Unione sovietica ha addossato ai nazisti la responsabilità di Katyn. Oggi gli eredi dell’Urss non vogliono che sia detta la verità, e cioè che il massacro fu fatto dai comunisti.

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