«Vogliamo un figlio sano»: il sogno di una coppia in lotta “contro lo Stato”

14 Mar 2015 11:23 - di Giorgio Sigona

Hanno un sogno e per quel sogno stanno combattendo contro tutto e tutti; «Vogliamo un figlio sano». La sua professione è quella di fattorino presso una multinazionale, ma Davide – 31 anni e una grave malattia genetica che lo affligge, l’esastosi – ama a tal punto i bambini che appena può si dedica alla sua «seconda vera attività» organizzando in ospedali e istituti feste per i piccoli in cui si trasforma in mago. Il suo desiderio più grande è avere un figlio con la sua compagna Rossella, ma la legge 40 sulla fecondazione assistita li esclude dall’accesso a tali tecniche.

 «Vogliamo un figlio sano, ce lo permetteranno?»

Quella che stanno combattendo, afferma, «è una battaglia contro uno Stato che ci schiaccia». Davide e Rossella hanno presentato ricorso dopo che a Milano era stata loro negata la possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull’embrione. Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso e rinviato la Legge 40 alla Corte costituzionale, che ora dovrà pronunciarsi sulla legittimità del divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili ma portatrici di gravi malattie genetiche, come appunto nel caso dei due giovani milanesi.

 Un lunga odissea, tra sofferenze e richieste

Quella di Davide e Rossella è una vera odissea: «La mia malattia – racconta l’uomo – determina la produzione di ossa in più nel corpo. Causa molta sofferenza e ho subito vari interventi chirurgici. Vogliamo un figlio, ma ho il 50% di possibilità di trasmettere la mia patologia anche alla prole». Da qui la richiesta della diagnosi preimpianto, e il rifiuto a Milano. Quindi la decisione di andare in Grecia, a Creta: «Abbiamo già fatto tre tentativi di pma e tre diagnosi preimpianto, ma purtroppo gli embrioni impiantati, sani, non hanno attecchitto. Contro il rifiuto in Italia abbiamo presentato ricorso, ma in attesa che la giustizia si muova non potevamo aspettare perch[ il nostro tempo “biologico” stringe. Continueremo a tentare – afferma Davide – finchè avremo forza».

 «Perché il nostro Paese ostacola il nostro cammino?»

Anche Rossella, giovane architetto di 33 anni, è decisa: «Vogliamo un figlio sano. Se c’è la possibilità di procreare un bambino che sta bene, nonostante la malattia di Davide, perché il nostro Paese ce lo impedisce? Speriamo che le cose cambino, non solo per noi ma per tutti gli italiani. Perch[ è davvero allucinante – dice – che basti varcare i confini nazionali per vedersi riconosciuti diritti che da noi sono inesistenti».

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