Renzi alla Luiss assolve il suo governo e boccia i “Promessi sposi”

23 Mar 2015 19:31 - di Redazione

«Vorrei togliermi un sassolino: deriva autoritaria delle riforme è il nome che taluni commentatori e professori un po’ stanchi danno alla loro pigrizia. Lo dico con il massimo rispetto…». Così il premier Matteo Renzi alla Luiss School of government, con il solito tono sbruffone, ha arringato gli studenti dell’università di Confindustria, dove ha svolto una lezione nella quale ha difeso l’operato del governo e le sue presunte riforme: «Tra cinque anni la nostra legge elettorale sarà copiata da mezza Europa. Ma i temoi sono maturi i tempi per cui l’articolo 49 della Costituzione conosca una seria e sana legge di applicazione», riferendosi alla norma che regolamenta i partiti e i sindacati.

Renzi difende il governo

«Il Governo ha fatto fatto più di quanto ha detto. Appena arrivati siamo già il 28mo governo su 63 per quanto riguarda la durata. Siamo in Europa League». Poi ha aggiunto: «Passiamo per il governo dei comunicatori ma ritengo che il governo non sia stato bravo a comunicare quello che ha fatto. Rovescio l’assunto: il governo ha fatto molto di più di quello che ha comunicato. E questo lo considero un errore clamoroso. Chi fa più di quello che comunica nella politica di oggi sta sbagliando tutto perché comunicazione è il modo di entrare in rapporto con i cittadini che sono i controllori, punto di riferimento fondamentale». Secondo il premier, il governo è nato per cambiare il Paese, «non per accontentarsi di ciò che c’è: le riforme che abbiamo fatto non le consideriamo un punto di arrivo ma di partenza. E’ solo l’antipasto: sono convinto che possiamo e dobbiamo cambiare il Paese attraverso le riforme. Se smettiamo di farle perdiamo la nostra ragione d’essere. Da qui al 2018 faremo le cose che in questi anni sono state rinviate».

L’articolo 18 e la sinistra

«Non accetto che ci sia chi si definisce di sinistra perché difende l’articolo 18, come se chi ha voluto cambiarlo non sia di sinistra». Così il premier Matteo Renzi, che aggiunge: «Non credo si possa andare avanti sul termine flessibilità, ora è il momento di spostarsi sulla creazione di un nuovo welfare in grado di garantire tutti».

Il no ai “Promessi Sposi”

«La penso come Umberto Eco: i Promessi sposi a scuola andrebbero proibiti per legge. Perché obbligarli li ha resi odiosi e invece così tornerebbe il fascino per un capolavoro assoluto», è una delle tante boutade di Renzi con cui il premier strappa facili applausi alla Luiss School of government.

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