«Quando Mussolini ride, Hitler ride…». Un libro svela la “sudditanza” del Führer

10 Mar 2015 11:46 - di Robert Perdicchi

«Ho bisogno di una donna!», urlò Hitler nei saloni del Quirinale. In realtà, non era un desiderio sessuale ma una richiesta di assistenza di una collaboratrice domestica che gli rifacesse il letto, visto che il Führer soffriva d’insonnia e si agitava molto nel tentare di assoporsi. L’aneddoto è del maggio 1938, quando Hitler era a Roma per quell’incontro con Benito Mussolini che suggellò un’amicizia e un’alleanza anche politica e militare. L’episodio è narrato nel libro “Hitler e Mussolini”Longanesi dello storico francese Pierre Milza, che racconta il diabolico rapporto tra i due dittatori dell’azze nazifascista. Un’attrazione fatale, secondo lo scrittore, tra i due leader che si influenzavano a vicenda, come emerge dal materiale di archivio storico.

L’iniziale subalternità di Hitler a Mussolini

I due si incontravano spesso, ma era Hitler a stabilire l’agenda, il luogo e la durata della discussione. Secondo Milza, Hitler aveva un effetto antidepressivo su Mussolini, lo inondava di cifre, numeri, ottimismo e il Duce si faceva convincere. Ma agli esordi Mussolini si era mostrato molto meno disponibile. Al primo incontro, a Venezia, dal 13 al 16 giugno del 1934, il capo fascista si mostrò gelido e indifferente nei confronti di un Hitler “pallido come un cencio e malvestito”. In quell’occasione, racconta il libro, Mussolini si indignò con il Führer che, discettando della presunta superiorità dei nordici sui popoli mediterranei, li definì “negroidi”. In quel periodo, è scritto ancora, la subalternità di Hitler a Mussolini era palese a tutti: «Il Fuhrer ride quando il Duce ride, si acciglia quando lui si acciglia…», scrive l’ambasciatore francese a Berlino André-Francosis Poncet. Il libro è ricco di altri aneddoti, come quelli sull’impazienza di Mussolini rispetto alla logorrea di Hitler, l’incontro nel quale, dopo l’attentato subito, il Fuhrer sostenne che il Duce “era il suo unico amico” ma anche l’epilogo finale con Mussolini, di fatto, in ostaggio del dittatore nazista. Un’amicizia, dunque? No, un rapporto profondo ma ricco di contrasti e di divergenze, questo sì.

 

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