Malgieri: che nostalgia per la piazza del Popolo di Giorgio Almirante…
“La fine di un’epoca. Un malinconico addio. Piazza del Popolo è cambiata, radicalmente. E lì si è consumata – se simboli e luoghi in politica hanno un senso, eccome se lo hanno! – la fine della Destra. Quella che in settant’anni circa è stata incarnata dal Movimento Sociale Italiano e da Alleanza nazionale. La Destra di Augusto De Marsanich, di Arturo Michelini, di Pino Romualdi e soprattutto di Giorgio Almirante. Ma anche di Gianfranco Fini al quale non è sopravvissuta. La Destra di Piazza del Popolo, insomma, “occupata”, tutt’altro che abusivamente, dalla Lega di Matteo Salvini”. Lo ha scritto Gennaro Malgieri, in un articolo sul Tempo in cui prende atto, non senza un pizzico di nostalgia, dell’ascesa nella galassia del popolo della destra di un nuovo leader, Matteo Salvini, che ha linguaggi diversi da quelli dei leader missini di un tempo.
Malgieri, oltre all’amarcord, facciamo un’analisi politica sulle due piazze. Quella di Almirante e quella di Salvini
La piazza di Almirante era nazionale, europea, aperta, dinamica e appassionata. La piazza di Salvini è stata una piazza chiusa e rancorosa, tutt’altro che dinamica e riempita da slogan e pulsioni che non corrispondono a un progetto politico globale e coerente. Aggiungo che tutti siamo d’accordo sull’abbassamento delle tasse ma in quale contesto, in quale modello di nazione che si vuole difendere dall’invasione degli immigrati? Aggiungo che Almirante parlava agli italiani di Roma, Salvini ha parlato alle Italie, una cosa che fatico a capire.
Eppure c’era tanta gente ad ascoltarlo che ha fatto militanza nel Msi e poi in An…
Non fatico a credere che la suggestione faccia premio sulla razionalità. Bisognerebbe ricordare che Almirante nel proporsi come alternativa al sistema (progetto lanciato proprio a piazza del Popolo nel 1972) offriva alla riflessione degli italiani un modello di Stato unitario, cosa che non mi pare appartenere alla Lega, considerando che la pregiudiziale federalista se non secessionista non è ancora venuta meno. Almirante aveva un’idea della rappresentanza politica delle categorie e dei soggetti produttivi della società come fondamenti di un nuovo stato che potremmo definire organico e non mi sembra che questo sia nei programmi della Lega.
Diciamo che la cagnara degli antagonisti dei centri sociali ha creato un meccanismo di facile identificazione della gente di destra con la piazza di Salvini…
Un’emotività più che comprensibile visto che la Lega è certo un soggetto antagonista rispetto a coloro che non si riconoscono nella legalità democratica. Però se dall’emotività passiamo ai contenuti c’è stata un’altra assenza che mi fa pensare: non c’è stato alcun accenno a una Repubblica di tipo presidenziale e il problema dell’autodeterminazione dei popoli è stato un caposaldo della cultura di destra prima che Salvini lo scoprisse.
Dunque il valore aggiunto che proviene dalla Lega è solo lui, Matteo Salvini, il quale si impone però perché c’è un vuoto a destra, anche in quella Roma un tempo roccaforte di An…
La diaspora della destra ha portato a una sorta di solipsismo di tutti coloro che l’hanno incarnata negli ultimi anni e i tentativi di rimettere i cocci si sono rivelati fallimentari vuoi per delusioni e amarezze personali vuoi per mancanza di autentico progetto politico da costruire sulle macerie del berlusconismo.
La piazza di Salvini archivia la figura di Silvio Berlusconi?
Non è una piazza che archivia Berlusconi, la sua è una stagione in fase conclsuiva. Verranno altre piazze che oscureranno anche quella di Salvini e poi, senza che arrivasse lui dal Nord, le prime avvisaglie della parabola discendente di Berlusconi c’erano già state nel 2013, a conclusione della campagna per le politiche. Ad ascoltare proprio a piazza del Popolo Silvio Berlusconi c’erano la metà della metà delle persone che sono andate ad ascoltare Matteo Salvini.