Francia, nuovamente condannato per antisemitismo il comico Dieudonné
Detto e fatto. Sentenza rapidissima per il comico Dieudonné, condannato a Parigi per “apologia del terrorismo”. Come si ricorderà, in un post su Facebook, mentre milioni di persone scendevano in piazza per rendere omaggio alle 17 vittime degli attentati iniziati con la strage a Charlie Hebdo, aveva detto di sentirsi “Charlie Coulibaly”, uno degli attentatori, parafrasando lo slogan “Je suis Charlie”. La procura, che aveva chiesto una multa di trentamila euro commutabile in giorni di prigione, aveva chiesto di considerare il carattere particolarmente controverso della dichiarazione, il contesto in cui è stata pronunciata e la personalità dell’autore, già condannato più volte per le sue provocazioni satiriche di connotazione antisemita. Lo stesso tribunale è chiamato a esprimersi giovedì sulle accuse di incitamento all’odio verso gli ebrei dopo le parole di Dieudonné contro il giornalista di France Inter Patrick Cohen.
Dieudonné è regolarmente accusato di antisemitismo
Lo specialista della provocazione regolarmente accusato di antisemitismo aveva detto di sentirsi “Charlie Coulibaly”, associando lo slogan di sostegno al settimanale satirico (“Je suis Charlie”) al nome di Amedy Coulibaly, uno dei tre attentatori che hanno seminato morte a Parigi nelle stragi a Charlie Hebdo e al supermercato kosher della Porte de Vincennes. Dieudonné M’Bala M’Bala, francese di padre camerunese e madre bretone, è un attore, umorista e attivista. Le sue prese di posizione sempre provocatorie lo hanno fatto etichettare dai media dapprima come di sinistra per le sue posizioni filopalestinesi, poi di destra per il fatto che Jean-Marie Le Pen lo ha appoggiato pubblicamente. In realtà Dieudonné nei suoi spettacoli ha preso di mira non solo la religione ebraica, ma anche quelle musulmana e cristiana. Lui si definisce antisionista, ma è spesso stato denunciato per antisemitismo, che in Francia è un reato. Pur avendo Dieudonné depurato i suoi spettacoli dalle connotazioni antisemite, tuttavia le associazioni a lui ostili hanno impedito le sue performance pubbliche sostenendo che la sua stessa presenza sia una provocazione, circostanza che ha aperto in Francia un approfondito dibattito sulla libertà di espressione.