Aborto, a giudizio il medico obiettore di coscienza. La Asl archiviò il caso
Il tema dell’aborto e dell’obiezione di coscienza torna in primo piano con una vicenda giudiziaria che farà certamente discutere. Il gup Silvia Carpanini ha rinviato a giudizio Salvatore Felis, il medico ginecologo dell’ospedale San Martino di Genova che il 19 aprile 2014 rifiutò di fare l’ecografia a due ragazze che avevano assunto la pillola abortiva perchè obiettore di coscienza. Secondo l’accusa il medico avrebbe omesso di compiere atti d’ufficio in quanto le ecografie non sarebbero atti interruttivi della gravidanza. Il processo è fissato al 9 giugno.
Il medico e il farmaco per l’aborto
Il dottor Salvatore Felis, che il 19 aprile 2014 era di guardia nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Martino (era il sabato prima di Pasqua) non aveva voluto effettuare l’ecografia di controllo alle due giovani donne, una di 19 e una di 29 anni, che avevano già avviato la procedura d’interruzione di gravidanza farmacologica prescritta da un altro medico due giorni prima ponendo questioni di coscienza. Secondo l’accusa il medico si era rifiutato di eseguire l’ecografia prima della seconda somministrazione della pillola abortiva, prevista dalla procedura, e poi quella successiva alla somministrazione del farmaco stesso.
Aborto e obiezione di coscienza
Fu il padre di una delle due donne a chiamare la polizia e a presentare denuncia. Solo una si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Giorgio Zunino. Il fatto fu segnalato alla direzione sanitaria e in seguito l’ufficio procedimenti disciplinari dell’ospedale San Martino “non ritenne di sottoporre a un giudizio disciplinare” il medico. Il caso era stato archiviato “per carenza di elementi sulla cui base procedere”. Secondo gli avvocati Carlo Biondi e Vincenzo Marino, che difendono Felis, “il suo comportamento era stato rispettoso della legge e dei protocolli che disciplinano l’obiezione di coscienza a fronte di interruzione della gravidanza”. L’inchiesta era stata coordinata dal sostituto procuratore di Genova Paola Calleri.