Tanti applausi per Mattarella. Ma sono tutti sinceri? Dubitiamo

4 Feb 2015 10:44 - di Mauro Achille
Tanti applausi, una ovazione per Sergio Mattarella, nel giorno della sua incoronazione. Applausi, tutti sinceri? Se lo chiede Massimo Franco sul Corriere. Pensare che da domani l’Italia si adeguerà allo stile e ai valori indicati da Sergio Mattarella nel suo discorso di investitura davanti al Parlamento sarebbe “ingenuo, se non velleitario”, confessa l’editorialista. Ma sarebbe miope non sottovalutare il “cambio di fase” segnato dall’arrivo di un nuovo inquilino al Quirinale. I temi toccati nel discorso indicano obiettivi “non subordinati a tempi stretti, all’urgenza di decisioni affidate spesso alla velocità, ai blitz spiazzanti”. E’ come se Mattarella avesse mirato ai sette anni di durata della sua carica istituzionale, piuttosto che alla “velocità” di azione trasformata da Renzi in una sorta di mantra. Una tale differenza, apparentemente sottile, spiegherebbe la frenesia con cui, a parole, “sembrano tutti diventati mattarelliani”. Nella mente del neopresidente, evidentemente, deve essere presente una chiara intuizione, quella che Massimo Franco definisce “una sorta di istintiva continuità nei comportamenti, nel linguaggio, nello stile”. Ossia, applaudono ma pensano che l’elezione possa essere “una parentesi virtuosa e felice, aperta e chiusa senza pensare troppo al suo significato”.

La scommessa di Mattarella

La scommessa di Mattarella, secondo il fondo del Corriere, è quella di rassicurare e ricucire socialmente l’Italia, riavvicinare le generazioni, le aree del Paese, le diverse culture, e offrire un impasto solido di memoria storica e di valori condivisi, ancorati ad una visione rigorosa di legalità. “Quelli che la seconda Repubblica non è riuscita a cementare”, annota Massimo Franco. Dall’entusiasmo con cui Mattarella è stato salutato dai tanti democristiani di lungo corso, sembra proprio che questo compito torni ad essere affidato a chi della prima Repubblica ne sembra incarnare l’essenza più profonda. Se così stanno le cose, è lecito chiedere a Renzi  che senso dà alla tanto abusata (da lui) parola “cambiamento”? Resta in piedi la domanda inziale: sono tutti sinceri gli applausi tributati  a Mattarella? Dubitiamo fortemente.

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