Mirabelli: «La legge sulla responsabilità civile dei giudici: non è incostituzionale»
«Non vedo un problema di tenuta costituzionale nella nuova legge sulla responsabilità civile né mi pare tocchi l’indipendenza della magistratura». A parlare non è Matteo Renzi né uno dei tanti politici ostili al cosiddetto “partito dei giudici”, ma una personalità del calibro di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, di uno – insomma – che di queste cose mastica, e da tempo. Parole, soprattutto, che fanno da autorevolissimo controcanto alle lamentazioni dell’Anm fattesi di ora in ora più intense. La loro speranza di uno stop alla nuova legge da parte del Quirinale sembra destinata a restare tale.
Mirabelli è stato presidente della Consulta
Almeno così sembra pensarla Mirabelli, per il quale ci sarà senz’altro un esame attento. «In astratto – spiega il presidente emerito -, il Capo dello Stato può bloccare una legge, ma deve esserci un’evidente incostituzionalità. In alcuni precedenti remoti è avvenuto anche per motivi di opportunità». Ma non sembra essere questo il caso. «Questa legge – osserva il giurista – è una delle opzioni possibili in materia e, va detto, non modifica radicalmente la Vassalli (la normativa modificata, ndr), mantiene molto della struttura della precedente normativa in tema di responsabilità. Direi che presenta variazioni significative, ma non “devastanti”».
«L’Anm sbaglia a drammatizzare»
Il ragionamento del presidente emerito è un invito a non drammatizzare. I toni da lui usati e le parole scelte si distanziano molto dai proclami a mezzo stampa lanciati nelle ultime ore da molti togati dell’Anm. Proprio a questi ultimi sembra infatti rivolgersi Mirabelli quando ricorda che anche nella nuova legge Buemi «l’azione è sempre nei confronti dello Stato e perciò indiretta, e investe la responsabilità per dolo e colpa grave di chi opera in nome dello Stato» Anche rispetto al “filtro” di ammissibilità, ora eliminato, il giurista tende a smorzare le critiche rivolte alla nuova disciplina: «Il giudizio (di ammissibilità, ndr) è ugualmente affidato alla magistratura, che potrà valutare eventuali cause infondate o temerarie: ci sono gli strumenti processuali per colpire. Il filtro era un’opzione legittima, ma non è fuori quadro un giudizio senza il filtro. Il problema è più di modelli processuali, che di costituzionalità».