Al macero la lupa, il latino e l’italiano: è «Rome & You» la città di Marino

11 Feb 2015 14:26 - di Mario Aldo Stilton

E perciò da ieri, Roma non è più l’Urbe. È diventata Rome. Anzi, «Rome & You». Dal latino all’inglese: un taglio netto alle radici. E chi s’è visto s’è visto. D’altronde Ignazio Marino è così: cento ne pensa e una ne fa. E, di solito, sbaglia. La Città Eterna fa letteralmente schifo. È lercia, intasata, rattoppata e sfregiata. La macchina amministrativa è inceppata, la criminalità avanza e le case di proprietà del comune ce le hanno sempre i soliti raccomandati e a prezzi stracciati. Ma, niente paura. Ci sta pensando Ignazio a sistemare le cose. Un vulcano in eruzione che manco l’Etna. Dicono le cronache che quell’aggettivo «Capitale» a tanti era sembrato pleonastico. Evidentemente anche al Sindaco. Via tutto perciò. E, per non sbagliare, via pure la Lupa: che pure lei, con quelle mammellone sporgenti e con quei due li sotto pronti a ciucciare, suonava così politicamente scorretta. Antica. Roba del fascio littorio. Via, via. Via il vecchio logo di Roma Capitale e Lupa e avanti con la novità.

Marino “centonepensa

Cinque belle palline arancio, giallo e rosa fucsia a sovrastare uno scudetto rosso con scritta inglese: «Rome & You». Sorrisi e telecamere accese. Una soddisfazione. Via quell’italiano che s’abbevera al latino, via queste lingue morte o inutili. Al macero. E avanti con l’inglese fluently . È così che Roma diventa Rome. In tutto uguale – Marino lo saprà di certo – a quella cittadina degli Usa (Stato della Georgia), nata e voluta in onore di Roma Capitale d’Italia e che per quel motivo ricevette dal Duce, nel 1929, una bella statua della Lupa con tanto di Romolo e Remo. Basta perciò con la retorica. E con l’Urbe. Ecco che ora tutti i romani potranno esser fieri. Fieri di Marino centonepensa. E come il mitico Albertone Sordi si sentiranno tutti più americani. Più easy. Almeno fino a quando si ritroveranno questo sindaco delle meraviglie. O fino a quando non ricorderanno che con la mostarda «c’ammazzamo ‘e cimici».

 

 

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