Esplode il caso dei rifugiati siriani: schiaffi e minacce a mogli e figlie
Paura, tanta paura nelle donne, mogli e figlie, che – fuggite dalle torture siriane per trovare ospitalità in altri Paesi – si trovano in un altro incubo, quello familiare. Perché sono costrette a subire violenze fisiche e psicologiche dal proprio uomo, magari dal proprio marito, in nome di un principio “morale” o “religioso” non meglio precisato. Ecco che torna il problema dei rifugiati politici. Anzi, dei rifugiati siriani. Un problema che potrebbe esplodere da un momento all’altro in quelle zone dove c’è stata accoglienza.
Rifugiati siriani, il terrore dopo la fuga
Spuntano rapporti, si ascoltano racconti (di chi trova il coraggio di raccontare) e si toglie il velo: storie di sfruttamento, di emarginazione persino negli spazi pubblici, isolamento delle donne, accuse, schiaffi, minacce. E da parte della moglie o della figlia il silenzio, il timore di finire in un inferno peggiore, l’impossibilità di chiedere aiuto perché non si conosce neppure la città in cui si è finiti.
I primi interventi duri nei confronti dei violenti
C’è chi apre gli occhi e non è certo il governo italiano. «Non staremo a braccia conserte di fronte a uomini che picchiano le donne», ha infatti annunciato il presidente dell’Uruguay “Pepe” Mujica che è intervenuto in seguito alla segnalazione di casi di violenza domestica in seno a gruppi familiari siriani accolti a Montevideo qualche mese fa per motivi umanitari. «Un fatto è avere una posizione ampia sulla religione, e in effetti noi siamo molto aperti. Ma ci sono delle cose sulle quali non trattiamo», ha sottolineato Mujica, ricordando che Montevideo «ha le braccia aperte ai rifugiati, ma tutto ha dei limiti. E questo è uno».