Il crac da 40 miliardi di lire: Donatella Dini è stata assolta in Appello

6 Feb 2015 20:10 - di Redazione

Assolta in appello dopo otto anni dal processo di primo grado che terminò con una condanna a due anni e 4 mesi di reclusione. Donatella Pasquali Zingone, moglie dell’ex ministro Lamberto Dini, è stata riconosciuta non colpevole dai giudici della prima sezione d’Appello di Roma che l’hanno mandata assolta con la formula perché il fatto non sussiste.

La vicenda che travolse Donatella Dini

La vicenda è quella del crac da 40 miliardi di lire che nel 2002 causò il fallimento della società Sidema, società capofila del gruppo Zeta, la holding con sede in Costarica e ramificazioni in Italia di cui Donatella Dini è sempre stata indicata come amministratrice di fatto. Con la Zingone assolto anche l’ex amministratore Italo Mari. Nei confronti di entrambi il pg contestava il reato di bancarotta fraudolenta. «È una notizia bellissima. La sentenza di assoluzione con formula piena dimostra la mia assoluta estraneità rispetto ad un’accusa che ho sempre respinto con forza e convinzione», il commento di Donatella Zingone. «In tutti questi anni – ha aggiunto – ho sempre creduto in una sentenza che mi restituisse la piena innocenza. Oggi, finalmente, è arrivata. Sento di ringraziare in questo momento di viva soddisfazione, dopo un lungo periodo di disagio, i miei avvocati Filippo Dinacci e Fabio Viglione, che hanno sostenuto con grande passione e competenza la mia innocenza».

Il dissesto della società

Il procedimento era stato avviato sul dissesto della società e in merito alla gestione di alcun terreni tra Riano Flaminio e Castelnuovo di Porto, a nord della Capitale. Una tentata speculazione edilizia non andata a buon fine ha fatto saltare l’azienda e tutti i suoi soci. Commentando la decisione dei giudici di secondo grado i difensori della Zingone hanno espresso soddisfazione. «La nostra assistita – hanno affermato gli avvocati Viglione e Dinacci – nonostante la condanna di primo grado, ha sempre avuto grande fiducia nell’operato dei giudici. La corte d’appello di Roma dopo una perizia di natura bilancistica e urbanistica ha saputo ricostruire l’intera vicenda in modo chiaro e completo, e accertare che non ci sono state irregolarità».

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