Omicidio di Elena Ceste: il marito in cella si è chiuso nel silenzio tombale
Non parla il marito di Elena Ceste. Proprio lui che nel corso dell’anno ha a più riprese concesso interviste televisive e lanciato appelli, chiedendo «se qualcuno l’ha vista, parli», lui, Michele Buoninconti, dal momento dell’arresto per l’omicidio di sua moglie si è chiuso in un silenzio definito dai carabinieri «freddo, impassibile». Le ultime parole le ha dette ai nonni materni dei suoi figli, i genitori di Elena Ceste, poco prima che lo arrestassero per omicidio: «Potete andare voi a prendere i bambini a scuola? Io oggi non posso». Sapeva che, poco dopo quell’ultima telefonata, i carabinieri avrebbero bussato alla sua porta di Costigliole d’Asti con l’ordine d’arresto in mano.
L’interrogatorio
Da quel momento Michele Buoninconti, vigile del fuoco di 44 anni originario di Angri (Salerno) e sposato da 18 anni con la piemontese Elena Ceste, si è chiuso in un silenzio totale. I suoi legali, Chiara Girola e Alberto Masoero, hanno riferito che lunedì prossimo vi sarà per lui l’interrogatorio di garanzia. Nel carcere di Quarto d’Asti, dove è stato portato dopo la formalizzazione dell’arresto, Buoninconti sarà interrogato a lungo per offrirgli la possibilità di chiarire le tante contraddizioni a lui addebitabili, quelle che hanno portato il gip di Asti ad ordinare il suo arresto. Le sue contraddizioni sono molteplici: perché in tv ha detto di amare la moglie, aggiungendo «se qualcuno l’ha presa la riporti a casa», e ai figli, come risulta da inconfutabili intercettazioni telefoniche, ha invece detto che la loro madre era una donna «da raddrizzare»? Un’espressione che ha messo in allarme gli inquirenti. Ancora: perché fin dal giorno della scomparsa di Elena Ceste lui disse agli investigatori che a suo avviso lei era scappata di casa «nuda»? Cosa glielo poteva far pensare? Possibile che una donna madre di quattro figli lasciasse la sua casa in pieno gennaio senza vestiti? Buoninconti al riguardo ha sempre fornito la stessa versione: pensò che fosse fuggita nuda perché lui trovò in casa i suoi vestiti. Possibile?
Accusa pesantissima
Non è certo una prova, ma il sospetto che l’uomo nascondesse qualcosa ha portato gli investigatori a seguirlo, a intercettarlo, a interrogarlo più volte. Fino ad iscriverlo prima nel registro degli indagati, poi, alla luce di intercettazioni e altri indizi, ad arrestarlo. Con un’accusa, oltre che precisa, pesantissima: omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. Ora l’uomo è in carcere. Cella singola. Apparentemente «sereno», dicono i suoi legali. Per i quali la misura cautelare a un anno di distanza dai fatti contestati è giudicata «eccessiva». Così come ai loro occhi appare esagerata la motivazione di «rischio di reiterazione del reato». Lunedì, nell’interrogatorio, esporranno questi loro dubbi. Nello stesso tempo, però, hanno nominato due nuovi consulenti a difesa, un medico legale e un ingegnere informatico. E ne stanno valutando altri, «come, ad esempio, uno psichiatra».