Mafia, Cuffaro chiede la grazia. Deve scontare ancora tre anni
Totò Cuffaro ha chiesto la grazia al Presidente della Repubblica. L’ex presidente della Regione siciliana è in carcere ormai da 4 anni e deve scontarne altri tre per una condanna definitiva per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra.
Il no ai servizi sociali
La domanda di grazia, trasmessa al Quirinale proprio nei giorni delle dimissioni di Giorgio Napolitano e inviata dal Colle al procuratore generale Roberto Scarpinato per un parere, arriva dopo che lo scorso anno Cuffaro s’era visto rifiutare la richiesta di affidamento ai servizi sociali.
Conti ancora aperti con la giustizia
E un diniego potrebbe arrivare anche a questa nuova richiesta, alla luce del fatto che l’ex presidente della Regione ha ancora dei conti in sospeso con la giustizia: è coinvolto in un’inchiesta per truffa e corruzione. Al centro dell’indagine c’è la decisione di stipulare un contratto con una società collegata alla banca giapponese Nomura per la cessione dei debiti della Regione, al tempo in cui ne era presidente. L’operazione avrebbe causato alla Regione un danno di oltre 175 milioni di euro, a causa di tassi ritenuti fuori mercato.
«Un detenuto modello»
A favore di Cuffaro, che si costituì a Rebibbia subito dopo la sentenza della Cassazione, il 22 gennaio 2011, c’è invece il modo in cui ha affrontato il carcere in questi anni: l’ex governatore siciliano segue un corso di laurea in Giurisprudenza, ha scritto due romanzi e mantiene, viene spiegato, un comportamento da detenuto modello.