Il grande flop delle primarie: dopo le baruffe liguri Cofferati se ne va?
Dopo le baruffe, si chiude la vicenda delle contestate primarie del Pd in Liguria: poco meno di 4mila voti sono stati annullati dal collegio dei garanti per irregolarità ma la spezzina Raffaella Paita, 40 anni, resta in testa e vince la competizione contro Sergio Cofferati. Da oggi è la candidata ufficiale del centrosinistra alle regionali del prossimo maggio.
Cofferati se ne va?
“In bocca al lupo a Paita, la commissione di garanzia ha verificato i risultati ed è la vincitrice delle primarie”, ha sancito il premier Matteo Renzi in direzione a Roma. “Con Paita ora ci deve essere tutto il partito per vincere la sfida del prossimo maggio” ha aggiunto. Tutto a posto allora? Mica tanto, visto che per Stefano Fassina la vicenda “non può essere archiviata facendo le congratulazioni alla vincitrice. E’ un problema più rilevante di quello emerso a Napoli”. Gira voce poi di una possibile uscita dal Pd di Sergio Cofferati.
3693 i voti annullati dai garanti
Il collegio dei garanti ha esaminato 28 segnalazioni di irregolarità annullando 3.693 voti (2.204 per Paita e 1.457 per Cofferati) in 13 seggi per le motivazioni più disparate: il voto di esponenti del centrodestra, la foto scattata da un elettore alla scheda, il mancato versamento di due euro da parte di alcuni votanti, l’apertura del seggio in anticipo rispetto all’orario ufficiale, la mancata firma del presidente del seggio sulle schede. Tutto regolare invece al seggio di Albenga, dove erano stati segnalati sospetti voti massicci di immigrati, giovani calciatori, sempre immigrati, in fila al seggio, consegna di soldi per votare, come aveva sostenuto la ex sindaco leghista Rosalia Guarnieri.
Lo strumento non è più credibile
In pratica però le primarie, strumento di “straordinaria democrazia” vantato dal Pd renziano, hanno mostrato di fare acqua da tutte le parti: al posto della legittimazione della “base” sono diventate scenario di lotta all’ultimo sangue tra correnti e i vincitori si portano dietro un bagaglio di polemiche e sospetti. Un mito politico, dunque, che è durato assai poco (neanche il tempo per “sperimentarlo” a destra) e che è già usurato e poco credibile.