Draghi pronto ad intervenire contro la crisi. Ma non convince le Borse
Sceglie l’Handelsblatt – quotidiano economico tedesco – il governatore Mario Draghi per illustrare il programma della Bce per l’anno appena cominciato. Una scelta non casuale dal momento che a coltivare più di una diffidenza verso il “banchiere italiano” sono proprio i tedeschi guardiani dei conti comunitari e nemici dichiarati di ogni flessibilità nelle politiche di rigore. Ma dall’Handelsblatt Draghi deve preliminarmente garantire che il suo futuro è tutto nella Bce, almeno fino al 2019 e smentire così l’agenzia Bloomberg, che lo dà in corsa per la successione a Napolitano: «Io non voglio essere un politico», ha tagliato corto il governatore.
Draghi: «Non voglio essere un politico»
Sul fronte economico-finanziario, per Draghi ora il pericolo si annida in un periodo troppo prolungato di bassa inflazione. Per contrastarla è già in atto un lavoro «di preparazione tecnica per modificare la dimensione, la velocità e la composizione delle nostre misure all’inizio del 2015». Un punto, questo, su cui «c’è unanimità nel consiglio direttivo della Bce». Draghi mette in guardia da politiche ottusamene rigoriste. «Uno sguardo alla storia – ha spiegato – mostra che prezzi in caduta possano mettere in pericolo la prosperità e la stabilità della nostra comunità proprio come l’alta inflazione». Quanto ai tassi di interesse, «sono stati molto, molto bassi da lungo tempo e lo resteranno ancora per un po’» anche perché la fase di ripresa resta «fragile e irregolare». Da qui il richiamo ai governi europei, tedesco incluso, ad accelerare sulle riforme che «stanno procedendo troppo lentamente».
Cala l’indice Pmi in Italia: 48,4, il più basso dal 2013
Le parole di Draghi sembrano quindi avvicinare l’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce. Le Borse europee tuttavia hanno reagito in ordine sparso, complici anche i dati deludenti sul comparto manifatturiero, con l’indice Pmi dell’Eurozona sceso a dicembre a 50,6: Francoforte ha ceduto lo 0,56 per cento, Parigi e Londra lo 0,2 mentre Milano e Madrid salgono di mezzo punto. Calano spread e rendimenti dei titoli di stato periferici. Ma se Piazza Affari in qualche modo tiene, le brutte notizie per la nostra economia arrivano dall’indice Pmi di monitoraggio dell’attività manifatturiera che da novembre a dicembre ha perso lo 0,6 scendendo a 48,4 punti da 49. È Il dato più basso dal maggio 2013 e rappresenta la terza flessione consecutiva su base mensile.