Un ceffone al Pd di Renzi, Napolitano sceglie il gruppo Autonomie

19 Gen 2015 18:33 - di Domenico Labra

Le possibilità sono due: o Giorgio Napolitano ha reciso le sue radici, oppure non riconosce nel Pd di Matteo Renzi il proseguimento ideale della storia del Partito comunista e della sinistra italiana. Non si scappa. E siccome appare assai difficile la prima ipotesi, che equivarrebbe all’ammissione di avere un’esistenza sprecata, noi, che siamo maliziosi, pensiamo sia vera la seconda. Il Pd, questo Pd letteralmente scippato al suo storico gruppo dirigente dalla scalata ostile dell’ex sindaco di Firenze, non è il partito della sinistra cui può essere iscritto il vecchio Giorgio. Nè il partito né i suoi gruppi parlamentari, per la precisione.

La mossa dell’anziano leader

La mossa dell’anziano leader della corrente migliorista del Pci, asceso al Colle due volte, per doppio stato di necessità e doppia assenza di alternative, decisa appena rimesso il naso fuori da palazzo è di quelle toste. È uno schiaffo in piena faccia al ragazzo dei selfie che si è installato a Palazzo Chigi. Tant’è che dopo i precedenti e stravaccati ringraziamenti “a Giorgio” nessuno ha detto un amen. Tutti zitti i loquaci paladini di Renzi. Campo libero al profluvio di soddisfazioni e salamelecchi provenienti proprio da quel caravanserraglio che è il gruppo delle Autonomie di Palazzo Madama. Gruppo al cui interno c’è tutto e il suo contrario, ma che proprio nulla di nulla ha a che fare con la storia politica impersonata da Napolitano.

Non voterà la legge elettorale

No, nonostante il silenzio generale, nonostante le spiegazioni che immaginiamo già pronte (la terzietà, la distanza del Capo dello Stato emerito rispetto al partito di provenienza e bla bla bla) quello di Re Giorgio a noi è sembrato un significativo e perentorio “Vaffa”.  E ad avvalorare la nostra ipotesi c’è un fatto ben preciso: la netta presa di distanze dell’ormai ex presidente della Repubblica dalla legge elettorale in discussione proprio al Senato che per l’appunto Matteo Renzi vorrebbe approvata prima dell’avvio delle votazioni per il nuovo inquilino del Colle. “Vedrò se votare” aveva detto un paio di giorni fa, mentre oggi, annunciando l’adesione a questo gruppo parlamentare spurio ha fatto intendere che di votare quella legge che vuole Renzi lui non ci pensa proprio.

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