Io, Camicia Nera di cento anni, combattei per un’Italia migliore

22 Gen 2015 18:08 - di Antonio Pannullo
Uolchefit

Lorenzo De Felice oggi ha 100 anni, ha fatto tutta la vita l’agricoltore a Francolise, nel Casertano, ma è stato uno dei pochi italiani che ha fatto dieci annidi guerra anziché cinque. Sei infatti li ha trascorsi nel campi Pow (Prisoners of War) inglesi in India e poi in Australia. La sua storia, storia di coerenza e di coraggio, è molto interessante, perché è certamente uno degli ultimi testimoni di quell’epoca. Classe 1914, nel 1937 partì volontario per l’Africa orientale italiana inquadrato nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (Mvsn). Insomma, era una Camicia Nera, e in questa veste si batté valorosamente in Abissinia contro un numero soverchiante di inglesi, che alla fine resero agli italiani l’onore delle armi, dopo la resa dell’Amba Alagi da parte del duca Amedeo di Savoia-Aosta.

Prigioniero degli inglesi in India

Successivamente fu preso prigioniero insieme con altri quarantamila soldati e portati nei famigerati Pow sparsi nelle colonie inglesi in tutto il mondo. Lorenzo De Felice fu mandato in India, al campo 13, che si trovava a Bairagarh, vicino Bhopal, nello Stato del del Madhya Pradesh, proprio al centro dell’India. Gli inglesi avevano nella loro colonia una trentina di campi prigionieri per italiani, di cui alcuni per i cosiddetti non cooperatori, dei quali faceva parte Lorenzo. In India rimase fino alla fine della guerra, poi fu trasferito, insieme ad altri camerati, in un campo analogo nella lontana Australia, dove però, a suo dire, le condizioni di vita erano migliori. All’inizio del 1947 un lento piroscafo lo riportò a Napoli, dove ad attenderlo c’era il fratello, che però neanche lo riconobbe, tanto era cambiato. Gli inglesi non sono famosi per essere tanto teneri con i prigionieri. In Italia Lorenzo De Felice avrebbe avuto diritto a un posto per invalido di guerra, poiché aveva contratto l’ulcera gastroduodenale in prigionia, ma rifiutò e tornò a fare l’agricoltore nelle campagne di Francolise dove, quando non lavorava la terra, andava a caccia. Poi si sposò ed ebbe un figlio. Nel 1961 accettò la Croce al Merito per la campagna in Abissinia. In quella campagna De Felice faceva parte, con i battaglioni delle Camicie Nere 141° e 164° del ridotto che per 165 giorni si oppose a Uolchefit, a tremila metri di altitudine, a un numero infinitamente superiore di truppe inglesi, indiane e sudanesi.

Onore delle armi per le Camicie Nere

De Felice racconta che mancava tutto, dal cibo, al vestiario, alle munizioni, ai medicinali. Gli italiani si ingegnarono per sopperire a queste gravi mancanze in  ogni modo, comprese rapide sortite nei campi nemici per prendere ciò di cui necessitavano. Il ridotto dei Uolchefit inoltre era costantemente tempestato da bombardamenti sistematici. La battaglia durò dall’aprile 1941 fino al settembre. Da circa 2900 uomini a quella data ce ne erano solo 1800, stanchi, laceri, affamati, che ancora si opponevano ai nemici. Dopo circa cento incursioni aeree e tonnellate di bombe, il 28 settembre il colonnello Gonella si arrese agli inglesi che gli tributarono l’onore delle armi. Il ridotto di Uolchefit rimane ancora oggi un esempio di eroica resistenza e valore delle Camicie Nere nell’ambito della guerra in Africa Orientale.

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