Sul caso di Veronica Panarello lite tra femministe buoniste e colpevoliste

12 Dic 2014 12:32 - di Lisa Turri

Lite tra femministe sul caso di Veronica Panarello, la donna che secondo gli inquirenti avrebbe ucciso il figlioletto Loris di 8 anni. Naturalmente sulla vicenda si fa un po’ di ideologia, partendo dalla sana e giustificabile indignazione che il delitto ha suscitato. Nel caso in cui fosse stata davvero la mamma (accusata peraltro anche da madre e sorella) non è davvero facile lenire l’orrore con parole di circostanza sulla maternità difficile di Veronica. Eppure ci prova Il Garantista, il giornale diretto da Piero Sansonetti che ormai “adotta” tutti i presunti colpevoli indiscriminatamente. Di Veronica scrive la vice di Sansonetti, Angela Azzaro, in questi termini:   “Se Veronica avesse davvero ucciso il figlio, meriterebbe ancora più attenzione e amore. Non è un’assassina incallita, una vendicatrice che va in giro ad uccidere le persone. Semmai avesse ammazzato il piccolo che ha generato, dovrebbe essere aiutata, non colpita e affondata. In ogni caso, è una persona bisognosa di aiuto, non di essere insultata. La Costituzione italiana parla di reinserimento per il reo, di una seconda possibilità che deve essere offerta a chiunque. Nel caso di Veronica lo stato di diritto sparisce, la Costituzione diventa un ricordo lontano. Si ritorna alle società barbare, all’occhio per occhio, dente per dente. Anni e anni di giustizialismo hanno cambiato la testa delle persone”. Azzaro è femminista tutta d’un pezzo, assai arrabbiata con le femministe “da salotto” del comitato Se non ora quando con le quali ha ingaggiato una battaglia a distanza che dura ormai da anni. Tutte quante pensano di difendere le ragioni delle donne, ma nel farlo se le danno tra di loro (mediaticamente) di santa ragione.

Una richiesta di impunità?

Ed ecco che alla Azzaro, senza nominarla, replica Marina Terragni, giornalista di Io Donna e firma accreditata tra i blogger che non si occupano di solo gossip. Terragni non è pervasa da alcuna ansia di recupero sociale per Veronica, nel caso quest’ultima fosse davvero colpevole: “Quando una madre uccide – scrive – siamo scossi fino alle fondamenta, perché mater semper certa est, il suo amore non meno certo, gratuito e scontato, una madre deve sempre essere assolutamente buona. Si può scandagliare fino agli abissi. Ma non si può trarne, come mi pare di infraleggere in alcuni commenti, una richiesta di impunità. Se la ragazza Veronica ha ucciso il suo bambino , anche tenendo conto di un’eventuale instabilità mentale, è necessario che paghi il suo delitto”.

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